È stato un weekend di fuoco quello che ha interessato Air France, oggi di nuovo alle prese con uno sciopero dei dipendenti, il numero 14 dall’inizio dell’anno.
Ed è proprio la questione dei contratti dei dipendenti e la bocciatura delle proposte di aumenti salariali fatte dai vertici del vettore che ha portato alle clamorose dimissioni del numero uno della compagnia, l’amministratore delegato del gruppo Af-Klm Jean-Marc Janaillac. Un passo indietro improvviso che determina ora una fase di stallo che potrebbe risultare molto pericolosa per i conti della compagnia.
Il futuro di Janaillac
Il cda di Air France intanto ha chiesto a Janaillac di restare in carica fino alla metà di maggio quando ci sarà la riunione del consiglio di amministrazione, durante la quale verranno prese decisioni in merito alla successione del manager e trovare soprattutto un accordo con i sindacati per mettere la parola fine agli scioperi.
La posizione di Le Maire
E sulla vicenda si è pronunciato anche il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che ha gettato benzina sul fuoco parlando di un rischio sparizione della compagnia se non verranno prese misure urgenti di contenimento costi e strategie di investimento per competere ad armi pari con gli altri big del settore in Europa. Non solo. Le Maire ha escluso categoricamente qualsiasi interventi in aiuto di Air France perché non intende “prendere soldi dei cittadini francesi per metterli in una compagnia che non è competitiva”.