All'annuncio delle nuove divise di Alitalia l'opinione pubblica si è spaccata ponendo l'accento su un grosso interrogativo: alla luce della situazione attuale e del destino ancora incerto della compagnia, era davvero fondamentale andare a rinnovare l'outfit del personale di terra e di volo? I numeri parlano di circa 6mila persone da dover vestire da capo a piedi, la firma è quella della stilista Alberta Ferretti.
E mentre c'è chi punta il dito verso un investimento apparentemente ingiustificabile (le precedenti divise erano state realizzate appena due anni fa), a far chiarezza su questa decisione è il direttore commerciale di Alitalia Fabio Maria Lazzerini.
Richiesta dei dipendenti
"Il progetto è partito da una manifesta esigenza dei nostri dipendenti - puntualizza -. L'uniforme è uno dei modi in cui Alitalia comunica coi propri clienti. Rappresenta il Made in Italy, l'eleganza ma anche la praticità di chi a bordo deve lavorare". Lazzerini precisa inoltre che l'unico costo messo a bilancio per questa operazione di restyling è quello legato alla produzione.
"Con Alberta Ferretti - aggiunge - abbiamo contrattualizzato un cambio merce, nessun onere finanziario dunque". Silenzio assoluto, ovviamente, sulla cifra destinata alla realizzazione dei capi che dovrebbero essere consegnati entro l'estate.
"Dal 2005 al 2007 - ricorda Lazzerini -, anche Delta si trovava in una situazione analoga alla nostra, eppure nel 2006 anche le loro divise vennero rifatte. In questo modo noi stiamo dando il giusto riconoscimento all'impegno di migliaia di colleghi che tutti i giorni svolgono con professionalità un compito cruciale garantendo ai passeggeri la migliore esperienza".