Oltre trent’anni di storia dei cieli britannici in primo luogo, con puntate anche in diverse parti d’Europa. Con Flybmi si chiude un altro capitolo dell’aviazione civile europea, con l’ultimo anno che sarà ricordato come uno dei più difficili: in pochi mesi sono infatti uscite di scena diversi vettori, da Germania, ultimo in ordine di tempo, a Primera Air senza dimenticare realtà più piccole come Cobalt, Small Planet o Skywork.
Tra tutti i fallimenti, quello di Flybmi è stato forse quello più inaspettato e negli stessi sindacati di categoria regna anche in queste ore lo stupore per non avere avuto alcun sentore di quanto stava succedendo. E in Regno Unito non mancano anche le polemiche legate in particolare al fatto che i clienti avessero potuto acquistare biglietti fino a poche ore prima dalla messa a terra degli aerei.
Nata nel 1987 come Business Air, la compagnia fu rilevata 11 anni dopo da British Midland, iniziando a specializzarsi come vettore regional, cambiando due volte nome: Bmi Regional prima e Flybmi poi. Altro passaggio importante della sua storia è quello del 2009, quando il vettore venne rilevato per intero da Lufthansa, che già deteneva il 30 per cento delle azioni. Solo tre anni a altro passaggio di mani, questa volta a Iag che subito la cede ad azionisti privati.
Attualmente Flybmi aveva una quindicina di aerei in flotta, con i quali serviva un totale di 25 destinazioni (per l’Italia solo il volo Bergamo-Monaco di Baviera), superando di poco il mezzo milioni di passeggeri all’anno.