Cathay Pacific potrebbe cambiare rotta. Sul vettore di Hong Kong si allungano le ombre di Air China, pronta a rilevare la quota di maggioranza della compagnia dalle mani dal britannico Swire Group, che ora detiene il 45% del portafoglio azionario del vettore.
Le ragioni della politica
Quella che era balenata come un’ipotesi remota già a partire dal 2006, quando Air China aveva acquistato una quota di minoranza di Cathay, sta iniziando quindi a sembrare una mossa quasi inevitabile, che gioverebbe a entrambi i partner. Per non parlare di Pechino, il cui vantaggio sarebbe soprattutto politico. La mossa di Air China, compagnia aerea della quale il Governo cinese detiene il 50%, potrebbe riuscire a riportare nell’alveo della normalità un marchio definito ‘ribelle’, i cui piloti e membri del personale si sono recentemente schierati a favore dei manifestanti di Hong Kong.
Nonostante, infatti, lo stesso vettore abbia diffidato nei giorni scorsi i suoi dipendenti dal diffondere sui social contenuti favorevoli alle ragioni dei protestanti antigovernativi - arrivando addirittura a licenziare Rebecca Sy, presidente della Flight Attendant Union (Fau) - sembra non riuscire a staccarsi di dosso il bollino di azienda non allineata alla politica filocinese.
Le ragioni economiche
Ma alle ragioni della politica si uniscono anche quelle prettamente economiche: come spiega Reuters, mettendo le mani su Cathay Air China potrebbe indebolire la concorrenza interna dimezzando il valore delle azioni del vettore rispetto al picco raggiunto nel 2010 e, nel contempo, dare un forte impulso ai voli in connessione. Secondo gli analisti raggiungere la maggioranza della compagnia di Hong Kong costerebbe ai cinesi all’incirca 1,4 miliardi di dollari, una somma gestibile. Dal canto suo Swire potrebbe eliminare dal suo portafoglio un brand che, allo stato attuale, rappresenta meno del 7% degli asset totali del gruppo.
Il rischio per il brand
La transazione, comunque, è possibile in base alla Basic Law di Hong Kong, a patto però che il management resti nel territorio e il brand rimanga fortemente legato alla ex colonia britannica. In caso contrario il rischio di polverizzare, sotto il nuovo genitore cinese, un marchio prezioso come quello di Cathay sarebbe molto, troppo forte.