Un distanziamento sociale raccomandato, ma non obbligatorio, di almeno 1,5 metri e mascherine da tenere sempre. Le prime linee guida sui viaggi in aereo dell’Easa (Agenzia europea per la sicurezza aerea) e dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) si scontrano con la decisione dell’Italia di imporre uno spazio tra i passeggeri di 1 metro a bordo dei velivoli, almeno fino al 3 giugno. Aumenta, quindi, il distanziamento sociale, ma nel contempo non è più obbligatorio.
Nel documento, spiega corriere.it, c’è infatti scritto che “dove consentito dal numero di passeggeri, dalla configurazione della cabina e dai requisiti sulla distribuzione dei pesi a bordo” le compagnie aeree “dovrebbero assicurare la distanza fisica” tra i viaggiatori. Famiglie e individui che viaggiano assieme possono invece sedersi uno di fianco all’altro.
Se però il distanziamento non può essere garantito “per i tassi di riempimento, la posizione dei sedili o altre restrizioni operative” allora il requisito base diventa quello della mascherina.
Sanzioni severe
Mascherina comunque obbligatoria sempre, dall’ingresso in aeroporto al termine del viaggio, tranne per i bambini con meno di 6 anni. Rigide le sanzioni per coloro che non indossano il dispositivo di protezione o lo tolgono in volo: verranno infatti trattati come gli ‘unruly passengers’, i viaggiatori violenti o molesti che vengono consegnati alle forze dell’ordine nello scalo di arrivo dell’aereo.
Temperatura e autocertificazione
L’accesso al terminal deve avvenire solo dopo aver misurato la temperatura corporea: l’allarme scatta per i passeggeri che hanno almeno 38 gradi, mentre in Italia la soglia limite è 37,5. Le agenzie, inoltre, suggeriscono la compilazione di un’autocertificazione sul proprio stato di salute al momento del check-in online, prima di ottenere la carta d’imbarco.
Imbarco che dovrà essere il più possibile ordinato, chiamando i passeggeri poco a poco, in base ai posti in aereo. Altrettanto ordinatamente dovrà avvenire l’uscita dal velivolo.
Le due agenzie esprimono invece dubbi sul cosiddetto ‘passaporto sanitario’, dal momento che secondo loro le evidenze scientifiche sul tema sono insufficienti. Un’opinione che si scontra con quella della Regione Sardegna, che invece vuole far sbarcare sull’isola solo i turisti risultati negativi al tampone o al test sierologico.