Ha dimostrato più di tutti in ogni momento di questa emergenza la massima prudenza. E a un certo punto è anche sembrato che easyJet non volesse ripartire come invece stavano cercando di fare (quasi) tutte le altre compagnie. Poi è uscita allo scoperto e da metà giugno si è riaffacciata sui voli domestici e la prossima settimana tornerà anche sulle rotte internazionali, Italia compresa.
Ma la realtà dei fatti parla di un mercato che deve ancora riprendersi dalla scossa tremenda che l’emergenza Covid ha dato. E non ne hanno fatto mistero i vertici della compagnia nel corso della presentazione dei risultati del semestre chiuso a fine marzo. La cifra del rosso non è stata di moltissimo superiore a quella dell’anno precedente, ma quello che hanno voluto spiegare è che i giochi cono appena iniziati.
I segnali
Qualche segnale di incoraggiamento c’è, ma in casa easyJet non si prevede che l’estate in corso possa portare numeri da vera ripresa. “Si viaggerà al 30 per cento del potenziale” è la cifra prevista almeno fino a settembre. Poi si vedrà. Coprire il maggior numero di rotte possibili, anche i tre quarti del totale per mantenere il presidio, ma con poche frequenze, perché questa è la realtà dei fatti.
Le misure
Poi la doccia fredda: “Noi crediamo che abbia sostanzialmente ragione la Iata: per tornare a vedere i numeri che si facevano nel 2019 bisognerà aspettare un bel po’. Non prima del 2023”. Non a caso nella programmazione fatta dalla compagnia low cost non sono più previsti nuovi arrivi di aerei prima del 2022 e quelli attualmente in flotta verranno ritirati fuori con molta parsimonia.