Thai Airways non tornerà a volare fuori dai confini nazionali fino almeno a settembre. Il vettore si è visto costretto a prendere questa decisione a causa delle misure restrittive del Governo della Thailandia, che ha prorogato al 31 luglio lo stato di emergenza nazionale decretato il 26 marzo in risposta all’emergenza sanitaria, vietando i transiti aeroportuali.
Per comprendere l’impatto della sospensione dei voli sul vettore, spiega Simple Flying, basti pensare che il turismo rappresenta per il Paese un quinto del Pil nazionale. Nell’aprile 2019 oltre 3,2 milioni di visitatori hanno versato 4,7 miliardi di dollari nelle casse statali e dei player del turismo, mentre ad aprile di quest’anno il flusso si è completamente bloccato.
Ma i problemi di Thai Airways, di cui lo Stato detiene la maggioranza azionaria, sono iniziati assai prima della pandemia, trascinandosi fino allo scorso maggio, quando il vettore ha dovuto sottoscrivere un piano formale di risanamento del debito, una procedura che assomiglia al Chapter 11 statunitense.
Intanto, come riporta Agenzia Nova, il governo della Thailandia ha appena ordinato un ulteriore rafforzamento anche dei confini terrestri del Paese, in risposta alle crescenti preoccupazioni per una seconda ondata di contagi.