Meno compagnie e meno connessioni. Vettori ridimensionati e meno opzioni per i clienti. Con il rischio reale di un aumento dei prezzi. È un quadro poco incoraggiante quello tracciato dal direttore generale e ceo della Iata Alexander De Juniac: se il presente sta mettendo in luce una forte criticità praticamente in tutto il mondo, con l’unica eccezione della Cina, oggi ormai prossima ai livelli del 2019, quello che preoccupa sono ora gli sviluppi.
In un intervista pubblicata da El Mundo e riportata da Preferente, De Juniac tira le fila del settore e prospetta in maniera cruda quello che potrebbe succedere se l’emergenza durerà ancora a lungo. Intanto traccia due categorie: da una parte le compagnie aeree che stanno andando avanti grazie agli aiuti statali e dall’altra le low cost.
La visione
Nella sua visione i vettori del primo gruppo avranno forti difficoltà e in questo elenco è molto probabile che ci sarà una selezione più netta. Fermo restando che a rischio ci sono praticamente tutti, anche perché e riserve non possono durare in eterno. Il secondo elenco però, però, è composto da aziende che negli anni sono state in grado di mettere in cassaforte più liquidità e possono durare più a lungo. Anche grazie a strutture più snelle e costi minori.
Cosa succederà allora: in molti spariranno e il segmento più colpito sarà il corto raggio, anche perché sul lungo, quando si ripartirà, ci sarà meno concorrenza. Nonostante questo De Juniac predica ottimismo e lancia un segnale di speranza. Guardando proprio alla Cina: il Paese ha dimostrato che, finita l’emergenza, si tornerà a volare.