Un 2020 disastroso per il trasporto aereo. È questo ciò che emerge dalle statistiche pubblicate da Iata, uno specchio degli effetti della pandemia sul settore dell'aviazione.
A volare sono stati soltanto 1,8 miliardi di passeggeri, il 60,2% in meno rispetto al 2019 per una contrazione della domanda sull'internazionale del 75,6%.
Più lieve il crollo sulle tratte domestiche, la cui domanda si è ridotta del 48,8%.
Minore offerta
Ridotta anche l'offerta, più che dimezzata dalle compagnie di tutto il mondo, con un'inevitabile riduzione dei ricavi del 69%, per un totale di soli 189 miliardi di dollari. Le perdite nette si attestano a quota 126,4 miliardi di dollari.
La crisi del 2020 ha messo a terra diversi aeromobili, si sono perduti posti di lavoro e i governi si sono dovuti prodigare a supportare finanziariamente l'industria dell'aviazione.
Il load factor medio nel 2019 era stato altissimo, 82,5%, contro un 65,1% del 2020. A pagare il prezzo più alto è stato il Medio Oriente, dove il traffico passeggeri è sceso del 71,5%; seguito da Europa (-69,7%) e Africa (-68,5%). È stata invece la Cina a dominare sui voli interni, conquistando il primato di più potente mercato nazionale del 2020.
Il punto sulle compagnie aeree
Guardando al Revenue Passenger Kilometres (RPK), a guidare la top five è stata American Airlines con 124 miliardi di dollari, seguita da China Southern Airlines, Delta Air Lines, United Airlines e China Eastern Airlines. Non deve sorprendere la preponderanza dei vettori statunitensi, dal momento che sono stati proprio i cittadini Usa a volare di più all'estero durante i mesi difficili del Covid (9,7% sul totale passeggeri a livello globale).