La cura d’urto sembra avere funzionato e, se i tagli ai voli per carenza di personale proseguirà anche nel prossimo autunno almeno, almeno le scene di caos viste fino a luglio non dovrebbero ripetersi. E la macchina delle assunzioni da parte degli aeroporti e delle compagnie aeree potrà andare avanti con una maggiore tranquillità, consentendo progressivamente di colmare le lacune che si erano create con l’esplodere della ripresa del traffico aereo.
La situazione
Chiuso il weekend più trafficato dell’anno, il primo bilancio del comparto del trasporto aereo può considerarsi tutto sommato positivo, con il modello Italia che sembra avere avuto la meglio sul resto d’Europa e sugli Stati Uniti. Sulla Penisola, infatti, il settore non è andato incontro a un massiccio taglio di rotte e frequenze, se non di riflesso per quanto stava avvenendo in altre realtà del Vecchio Continente. Secondo quanto riferito dall’a.d. di Aeroporti di Roma Marco Troncone a Il Sole 24 Ore, infatti, “molti operatori hanno affrontato con forte difficoltà la ripresa a causa della mancanza di staff perso durante la pandemia. Adr è riuscita a evitare questo problema non licenziando le proprie persone durante la crisi ricorrendo ad ammortizzatori sociali, grazie anche all’intervento del Governo, e continuando a investire”. Un modello comune a tutte le realtà aeroportuali della Penisola e che, tra i vettori, è stato fatto proprio anche da Ita Airways o Ryanair.
I numeri della crisi
Nel resto del mondo invece la situazione non è andata nello stesso modo e l’analisi effettuata da Oxford Economics e Atag parla chiaro: gli occupati nel comparto prima del Covid erano quasi 90 milioni, mentre a oggi risultano praticamente dimezzati a fronte di un traffico aereo ormai prossimo all’80 per cento a livello globale rispetto al 2019. E l’inversione di tendenza per correre ai ripari e colmare il gap è iniziata troppo tardi, considerati i tempi necessari per ricerca e formazione (ancora più lunghi se si tratta di compagnie aeree). Lo studio inoltre certifica quanto visto nei fatti in questi ultimi mesi: la situazione peggiore è stata quella di Europa e Stati Uniti, dove la riduzione del personale si è attestata tra il 35 e 40 per cento, mentre la ripresa del traffico è stata molto più alta rispetto al resto del mondo.
Le prospettive
Le analisi dicono che lentamente la situazione andrà verso la normalizzazione, ma saranno necessari ancora alcuni mesi. Non a caso scali del calibro di Heathrow e Schiphol hanno già detto che il tetto ai voli proseguirà anche in autunno, mentre dall’altra parte dell’Oceano Atlantico le major Usa hanno già messo mano allo schedule di ottobre e novembre con una revisione al ribasso. L’obiettivo ora è riuscire a rimettere le cose in sesto per il prossimo picco di traffico, ovvero le festività di fine anno. Una corsa contro il tempo partita a colpi di recruiting.