A più di tre anni dall’inizio della pandemia la connettività degli scali europei è ancora notevolmente in ritardo. Mentre il traffico europeo segna un calo del 7,6% rispetto al 2019, la connettività aerea è ancora 16 punti percentuali al di sotto del pre-Covid. Ciò significa che i viaggiatori provenienti dagli aeroporti europei continuano ad avere meno opzioni, mentre l’aumento delle tariffe aeree è oltre sei volte superiore all’inflazione dei prezzi al consumo.
Le evidenze sono quelle del rapporto per il 2023 di Aci Europe, che rivela anche significative divergenze tra i mercati del Vecchio Continente. Solo cinque Paesi hanno infatti superato i livelli di connettività pre-pandemia: Turchia (più 19%), Cipro (più 17%), Bosnia-Erzegovina (più 8%), Albania (più 7%) e Grecia (più 4%), mentre sotto i livelli del 2019 si posizionano i mercati più grandi quali Germania (-27%), Francia (-17%), Italia (-16%) e Spagna (-12%).
I motivi del ritardo
Ma il rapporto rivela anche come, in termini di connettività dei grandi hub, sia la contrazione sistemica di questo parametro a caratterizzare il mercato europeo. Mentre Francoforte (-23%) conferma la sua posizione come principale aeroporto a livello globale per connettività hub, Roma-Fiumicino, evidenzia il report, a causa della sostituzione di Alitalia con un’Ita Airways più piccola vede diminuire il livello di connettività dell’hub del 60% rispetto al pre-pandemia. E registrano significative perdite anche Helsinki (-61%), Stoccolma (-54%) e Bruxelles (-40%).
“Il rapporto - sottolinea il direttore generale di Aci Europe, Olivier Jankovec - mostra che la connettività aerea in Europa è in ritardo rispetto ai volumi di traffico ed è tutt’altro che uniforme nelle aree geografiche e nei mercati aeroportuali”.