Se ne riparlerà nel 2024, con tutti i rischi che questo comporta. E senza nessuna certezza al momento, perché i fatti delle ultime settimane hanno dimostrato che l’operazione Ita-Lufthansa non sarà una passeggiata, almeno per quanto riguarda l’ok della Commissione europea e dell’Antitrust Ue. E il processo che sembrava avesse dovuto concludersi durante l’autunno e comunque entro quest’anno sembra invece procrastinarsi a forza di nuovi paletti, regole che cambiano (o vogliono essere cambiate), e nuove richieste agli interessati.
Che l’integrazione di Ita in Lufthansa fosse destinata a modificare radicalmente gli equilibri del trasporto aereo del Vecchio Continente non è un mistero per nessuno, ma la sensazione ora è che per chiudere la partita ci vorrà ancora del tempo, della diplomazia e chissà ancora cos’altro. L’annuncio di ieri del quartier generale di Francoforte che il via libera non arriverà prima del 2024 non ha colto di sorpresa nessuno, considerando che ad oggi nessun documento sull’acquisizione è ancora arrivato in sede Ue.
I paletti Ue
Ma sono le motivazioni che emergono giorno per giorno a creare una cappa di grigio: se fino a qualche tempo fa per operazioni di questo tipo lo scoglio principale era la cessione di slot per evitare troppe concentrazioni, all’improvviso da Bruxelles è emerso che questo non basta più, non è sufficiente a garantire la concorrenza. Bisogna invece intervenire anche su altri aspetti, come rinuncia a rami d’azienda oppure tagliare sulla flotta. Tutto però ancora da valutare.
Le ultime richieste
Poi un nuovo gossip proveniente da fonti di stampa: a Lufthansa verrebbe richiesta anche la rinuncia ad alcune rotte intercontinentali verso Nord America e Asia. Ovvero le più redditizie in assoluto. Il che, sommato alla questione legata agli ex dipendenti Alitalia che potrebbero ricadere sul groppone a seguito dei ricorsi, possono trasformare l’acquisizione in molto più onerosa rispetto a quanto valutato in precedenza.
I vertici del gruppo tedesco in occasione della presentazione dei risultati trimestrali hanno voluto ribadire ancora una volta che nonostante questi ostacoli non ci sarà nessun ripensamento e che l’interesse a investire in Ita rimane intatto, ma di certo il trasporto aereo italiano dovrà restare ancora una volta con il fiato sospeso come più volte successo in passato, nella speranza di vedere una parola fine diversa.