I dati sono chiari: i numero della shadow economy sono in continua ascesa. A certificarlo il rapporto di Federalberghi che, con la collaborazione di due istituti di ricerca indipendenti - l’italiano ‘Incipit srl’ e lo statunitense ‘Inside Airbnb’ - monitora costantemente le offerte disponibili sui principali portali di prenotazione e le pone a confronto con i dati ufficiali inerenti le attività regolarmente autorizzate.
Ad agosto 2018 risultavano disponibili su Airbnb 397.314 alloggi italiani, pari a 174.528 alloggi in più rispetto ad agosto 2016: più 78,34%. Le strutture extralberghiere di natura analoga (appartamenti in affitto e bed and breakfast) censite dall’Istat in Italia sono 113.538.
Almeno 280mila alloggi senza controllo
Si può pertanto certificare ufficialmente l’esistenza di almeno 280mila alloggi che sfuggono ad ogni controllo. Tra le città italiane maggiormente interessate dal fenomeno troviamo Roma con 29.519 annunci, Milano con 18.482, Firenze con 11.341, Venezia con 8.025 annunci e Napoli con 6.858 annunci.
Per quanto riguarda le regioni, la pole position spetta alla Toscana, con 59.320 annunci, seguita dalla Sicilia con 51.022, dal Lazio con 40.700 e dalla Lombardia con 40.494.
Le norme europee
Occorrono, secondo Federalberghi, regole chiare per porre un argine al dilagare degli affitti abusivi, sulla scia di quanto fatto da città come Amsterdam, dove gli gli appartamenti privati possono essere affittati per non più di 30 giorni all’anno e possono ospitare al massimo quattro persone per volta.
Anche Atene ha stabilito un limite massimo alla durata delle locazioni brevi, che varia dai 50 ai 90 giorni, mentre a Barcellona è possibile affittare al massimo due stanze per appartamento per non più di 4 mesi all’anno.
Infine, ampliando lo sguardo al lungo raggio Federalberghi cita l’esempio di New York, dove le locazioni brevi sono consentite solo se il proprietario risiede nell’appartamento.