Ha iniziato l'anno scorso stringendo accordi con gli uffici del turismo locale e le istituzioni, un tentativo, andato a buon fine, di andare oltre gli affitti brevi e raccontare un territorio e le sue particolarità. Ora Airbnb tende la mano a tutta la filiera dei viaggi organizzati, aprendo anche a tour operator e agenzie di viaggi.
"Stiamo facendo una serie di valutazioni - conferma Antonio Laveneziana (nella foto), head of operation di Airbnb -: non succederà subito, probabilmente, ma penso sia arrivato il momento di capire insieme quali sono gli scenari futuri, se e come possiamo collaborare".
Il valore della community
Perché il trade dovrebbe accettare l'invito dell'azienda che fino a poco tempo fa il mondo del turismo additava come nemico pubblico numero uno (e qualcuno lo fa tuttora)? La risposta è semplice ed è sintetizzabile con una sola parola: community.
E in una fase di trasformazione che porterà l'industria dei viaggi organizzati a competere con giganti come Google, Facebook, Apple e Amazon, "che hanno risorse economiche e tecnologie per scendere nell'arena del turismo, cosa che sta già accadendo", avere una comunità alle spalle può fare la differenza. "Loro hanno i dati, noi una community: lavoriamo costantemente per rendere ogni host imprenditore di se stesso e creare un turismo sostenibile, questo è il nostro punto di forza".