“Il peso della tassazione sugli immobili rimane molto alto, e paradossalmente colpisce ancora più duramente le imprese in crisi, per le quali la deducibilità non produce effetti. Inoltre i nostri parametri sono e restano superiori alla media dei paesi dell’eurozona”. Alla vigilia delle scadenza del pagamento di Imu e Tasi, il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, torna a porre l’accento sulla pressione fiscale a cui sono soggette le strutture ricettive. Una pressione che, in termini monetari, si traduce in una spesa di circa 900 milioni di euro ogni anno per gli hotel della Penisola.
“È sconfortante constatare che ormai il mese di giugno per gli italiani, e in particolare per gli imprenditori del nostro settore, rappresenti un momento di angoscia poiché porta con sé le scadenze del pagamento di Imu e Tasi”, dice Bocca. Uno sconforto che, prosegue, “non nasce certo dall’obbligo di rispettare gli oneri fiscali, quanto dall’entità di tali pagamenti. Abbiamo fatto dei passi in avanti, ma la strada è ancora lunga”.
La spesa
Secondo le stime di Federalberghi ogni anno gli alberghi italiani pagano “circa 894 milioni di euro solo di Imu e Tasi, equivalenti ad una media di 26.956 euro per albergo e 819 euro per camera. L’onere - aggiunge Bocca - è aggravato dal fatto che l’imposta si paga anche se la struttura è chiusa o vuota”. Una pressione che, secondo il numero uno di Feralberghi, mette a dura prova l’entusiasmo degli albergatori.
“Per quanto ci riguarda non possiamo che apprezzare l’aumento della deducibilità stabilito dal decreto crescita: questo è senz’altro il segno che stiamo andando nella giusta direzione. Ma il peso della tassazione sugli immobili rimane molto alto, e paradossalmente colpisce ancora più duramente le imprese in crisi, per le quali la deducibilità non produce effetti. Inoltre i nostri parametri sono e restano superiori alla media dei paesi dell’eurozona”.