Che fine ha fatto la banca dati degli immobili destinati alle locazioni brevi? A porsi il quesito è Federalberghi, che fa notare come non si abbiano più notizie della legge, nonostante siano passati più di tre mesi dal termine stabilito per l’approvazione del decreto istitutivo, fissato per il 30 luglio scorso.
Il codifce identificativo
Le norma prevede l’istituzione di un codice identificativo per tutti gli alloggi turistici presenti sul territorio nazionale, in modo da tutelare i turisti e contrastare le forme di irregolarità.
Ebbene, sembra sparita dai radar - denuncia la Federazione -, così come il regolamento che avrebbe dovuto definire i criteri in base ai quali l’attività di locazione breve si presume svolta in forma imprenditoriale, che era atteso addirittura per settembre 2017.
Un fenomeno fuori controllo
“È singolare – polemizza Federalberghi - che le forze politiche si arrovellino alla ricerca di risorse per far quadrare i conti della manovra di bilancio, mentre i ricavi miliardari generati da centinaia di migliaia di erdam alloggi destinati agli affitti brevi sfuggono ad ogni prelievo, grazie alla connivenza dei portali”.
Un ritardo notevole, quello del nostro Paese rispetto agli altri Stati europei. In Olanda, ad esempio, ad Amsterdam gli appartamenti non possono essere affittati ai turisti per più di 30 giorni all’anno; il limite è di 60 giorni a Ginevra e di 90 a Londra e Madrid. Pochi giorni fa, infine, il senato francese ha approvato un emendamento che dimezza il limite, da 120 a 60 giorni.
Le richieste al Governo
“Chiediamo al Governo - conclude la nota Federalberghi - di accelerare l’emanazione dei provvedimenti in sospeso e auspichiamo che la manovra di bilancio venga integrata con misure concrete, immediatamente operative, che pongano un argine al dilagare delle offerte abusive, della concorrenza sleale e dell’evasione fiscale”.