Inutile nascondere che Nardo Filippetti manca al mercato del turismo. Era e rimane un personaggio vero, in un settore tour operating a volte quasi noioso. Diretto, furbo e capace di arrabbiarsi come non mai. Ma di un’altra categoria, perché conosceva il business e annusava il momento buono.
Da presidente di Astoi ha cercato di diventare anche politico (per girare tra i corridoi di Confindustria) ma il vestito gli stava stretto.
Nato albergatore Filippetti è tornato a fare il suo mestiere preferito dopo aver ceduto Eden a Giovanni Tamburi azionista di maggioranza di Alpitour.
Con la sua catena alberghiera Lindbergh sta invece usando la politica dei piccoli passi e guarda con sospetto alla calata dei fondi sul mercato italiano.
Presidente cosa sta succedendo?
Succede che si sono create tante occasioni sul mercato ed i fondi d’investimento sono piombati nei nostri territori a caccia di occasioni.
Sempre convinto di fare solo l’albergatore?
Sono nato albergatore e poi con gli anni sono diventato proprietario di un tour operator (Eden n.d.r.) ma l’animo è sempre rimasto da albergatore.
Sarà un’estate dai grandi numeri?
Dunque giugno fermo o quasi. A luglio e agosto si lavorerà bene, ma bisogna incanalare bene la domanda.
Quanto c’è di vero nella mancanza di personale?
È il problema più grande. Non troviamo personale, è un dramma. I vari ammortizzatori sociali hanno distrutto la disponibilità.
Valuta nuovi investimenti con Lindbergh?
Certo, ma dobbiamo fare le cose con la giusta attenzione e intendo crescere con grande professionalità. Sono alla ricerca anche di figure di livello per supportare la crescita.
In questi giorni gli alberghi italiani sono sotto tiro per le tariffe elevate…
Abbiamo una stagione troppo corta e le tariffe sono alte, tutto vero. Lavoriamo solo con gli italiani per poche settimane e per questo il meccanismo non funziona. Gli stranieri per allungare la stagione non si vedono. O si vedono poco.
Alla fine dell’intervista ripete ancora una volta che avrebbe l’intenzione di prendersi una pausa , ritirarsi con la famiglia e lasciare l’azienda in mano a qualche bravo manager, “ma non è facile trovarli”.
Il solito Filippetti che non molla mai.