Dopo Venezia, anche Firenze e Bologna prendono posizione per cercare di contenere il fenomeno dei cosiddetti affitti brevi.
Come riportato dal Corriere della Sera, la sola Venezia è stata coinvolta in un recente emendamento al Decreto Aiuti per porre un limite alle locazioni turistiche. Immediata la reazione di Firenze, sentitasi esclusa, salvo poi rivedere la propria posizione: non contrapposizione, ma invece sfruttare la strada aperta per proporre, insieme a Bologna, un altro emendamento che permetta anche alle altre città turistiche di agire su questo fronte.
I numeri turistici delle due città sono differenti, con Bologna che cresce più di tutte, ma gli effetti sono simili. Servono nuovi strumenti urbanistici per agire e quelli può fornirli e concederli solo una legge ad hoc. È stato così presentato alla Camera un emendamento al Decreto Semplificazioni Fiscali che impegna il Governo a consentire alle diverse amministrazioni di definire i limiti massimi per la destinazione degli immobili residenziali alle locazioni brevi.
È stato deciso che ad usufruire di questa eventuale nuova normativa saranno tutte quelle città e comuni che hanno almeno un riconoscimento Unesco.
Confermata la regola prevista per Venezia: un host rimane nella categoria uso residenziale se non supera i 120 giorni di locazione, mentre oltre quella soglia diventerà ‘ricettivo’ sottostando perciò alla pressione fiscale di un albergo. Dovrebbero però essere esclusi i proprietari di un solo appartamento destinato a questo tipo di affitto.
In vista dei nuovi strumenti urbanistici, le città dovranno mappare la propria situazione. Ci sono già diversi report dettagliati in rete come quello offerto da ‘insideairbnb’ che analizzano strutture e presenze. Per Bologna, che consta di circa 3mila 500 posti letto censiti, è chiara la sproporzione fra chi di airbnb ha fatto una professione e chi invece è rimasto fedele allo spirito sharing del primo airbnb: da una parte, il 75% delle offerte, c’è chi affitta interi appartamenti ai turisti; dall’altra, il restante 25%, c’è chi offre ospitalità in una stanza libera della propria casa senza alterare il tessuto sociale della città.