Devono saper cogliere le nuove tendenze e saperle mettere in atto con progetti concreti, interpretando sia le esigenze del pubblico, sia quelle degli imprenditori. Sono gli architetti, che si interfacciano costantemente con i player dell’albergatoria, le figure professionali più adatte a tratteggiare gli elementi di un quadro in costante mutamento: quello della ricettività di lusso post-Covid.
“In questo periodo – racconta a TTG Pietro Cantù (nella foto), Senior Associate e Hospitality Area Manager di WiP Architetti – stiamo lavorando con i rappresentanti di un fondo americano intenzionato ad acquisire tre hotel a cinque stelle in Italia. Ebbene, dal confronto con loro emergono continuamente aspetti interessanti, che ci aiutano a capire la figura del turista high-end”.
Il legame con il territorio
Il primo aspetto da tenere in considerazione è il legame con il territorio. “I modelli replicati non funzionano più - spiega l’architetto -, le strutture ricettive devono differenziarsi per attirare i nuovi turisti e consentire loro di vivere un soggiorno memorabile”.
Ogni elemento deve richiamare l’esperienza del territorio: da quelli di design all’interno delle parti comuni e delle camere, a quelli esterni come l’organizzazione di escursioni e itinerari alla scoperta della zona e delle sue eccellenze.
Rapporti umani sì, ma anche tecnologia
“A livello di servizio – continua Cantù – la sensazione da dare agli ospiti dev’essere forte. I clienti high-end da una parte hanno una continua richiesta di attenzioni da parte del personale, dall’altra vogliono avere a disposizione tutte le dotazioni tecnologiche di ultima generazione. Insomma, devono poter scegliere tra il contatto umano e la tecnologia, in ogni momento del loro soggiorno”.
Altro particolare che può sembrare banale, ma che per i clienti big spender non lo è: la cura maniacale del dettaglio. “Questo tipo di ospiti - spiega Cantù - è estremamente attento a ogni particolare, anche i più irrilevanti. Sono disposti a spendere cifre elevate, ma in cambio pretendono l’eccellenza assoluta”. E fa un esempio pratico a proposito delle dotazioni tecnologiche delle camere: “Devono esserci, è ovvio, ma non devono essere troppo invasive, per non infastidire i clienti. Il cronotermostato, ad esempio, non deve accendersi la notte”.
Parola d'ordine: privacy
Infine la parola d’ordine delle strutture upper level: la privacy. “Un’esigenza estremamente sentita dagli ospiti di queste strutture; a noi, ad esempio, hanno chiesto di progettare una Spa con percorsi privilegiati per una parte della clientela e spazi dedicati per loro; in certi casi abbiamo progettato addirittura collegamenti diretti dalle suite all’area benessere, senza passare dalle parti comuni e condivise con gli altri”.
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