Un totale di 32.440 strutture, oltre un milione di camere e, rispetto al 2019, una sostanziale tenuta del settore. Queste le cifre che fanno dell’industria alberghiera italiana la prima in Europa, secondo quanto emerge dal rapporto Horwath Htl. “Malgrado l’impatto degli oltre due anni di blocco del Covid - dichiara Maria Carmela Colaiacovo, presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi - gli operatori del settore hanno saputo resistere. Restiamo saldamente leader in Europa”.
Rispetto al 2019, infatti, il comparto ha fatto registrare solo -0,3% di strutture e -1,6% di camere. Un trend che, con la sola eccezione della Spagna - che ha visto aumentare la sua offerta - si registra anche per la Germania (che tra il 2019 e il 2022 ha perso oltre 7mila camere) e la Francia, la cui offerta è stata privata di 904 hotel.
Ancora scarsa la presenza delle catene
Tornando alla situazione italiana, si mantiene contenuta la presenza delle catene, che rappresentano solo il 6% di share in termini di strutture e il 19% per quanto riguarda le camere. Continua, poi, lo spostamento dell’offerta verso segmenti più alti del mercato, con una crescita marcata dell’offerta upper upscale, luxury e upscale, a fronte di una riduzione nei segmenti economy.
“Cresce la presenza di strutture del settore lusso - spiega Nicola Vladimiro Ciccarelli, vicepresidente nazionale di Confindustria Alberghi -, che nel periodo 2019-2023 ha registrato un aumento di oltre 400 hotel e 11.100 camere”.