Potenziare i mercati consolidati: quello arabo, l’americano, lo svizzero, il nordeuropeo e ovviamente il bacino italiano. È la strategia che la Sardegna intende mettere in campo per ovviare alla mancanza della componente russa, diretta conseguenza della guerra in Ucraina.
“Già nel 2008 il mercato immobiliare e turistico sardo si era contratto - racconta a Il Tempo Paolo Costi, global luxury specialist - e abbiamo subìto una crisi con un abbassamento dei prezzi del 30%. Poi la medesima problematica si è ripetuta con il Covid, tanto che pensavamo che sarebbe stata una tragedia. Invece, in particolare in Sardegna, il mercato immobiliare, grazie a una adeguata e strategica politica dei prezzi, ha mantenuto la sua stabilità. Anzi, in alcuni casi abbiamo generato dei numeri davvero interessanti, lavorando moltissimo con i turisti italiani sia di alto, sia di medio potere d’acquisto”.
"Molto lavoro con i turisti italiani"
I russi, soprattutto gli oligarchi - in grado di spendere sull’isola anche 250 milioni di euro in un mese - mancheranno all’inbound sardo, inutile negarlo ma, come osserva Costi, “fortunatamente abbiamo un turismo internazionale che sembra andare a compensare. Siamo in grado di attrarre pure altre tipologie di ricchi disposti ad investire in Costa Smeralda, sia nell’acquisto sia nella locazione”.
In campo immobiliare, dunque, i russi sono destinati a essere sostituiti da altri acquirenti, italiani compresi, “perché continua a esserci una forte domanda proveniente da tantissime parti”.