“Non c’è tempo da perdere e non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo Governo, bisogna intervenire subito”. Ad allarmare Valeria Ghezzi, presidente di Anef, Associazione nazionale esercenti funiviari, sono i rincari dell’energia, che rischiano di mettere in ginocchio l’industria della montagna. Costi che, segnala, sono aumentati anche di 6 volte rispetto ad agosto 2021 e che potrebbero spingere gli operatori a chiedere una 'energy surcharge' per poter garantire i servizi.
Costi insostenibili
“L’energia - spiega - che serve per alimentare gli impianti di risalita e i sistemi di innevamento programmato, quando servono, a cui si aggiunge il gasolio utilizzato dai mezzi battipista, rischia di diventare un costo insostenibile. Un costo che andrebbe a minare le sorti di tutta la filiera che vive dell’industria della neve e comprende hotel, ristoranti, trasporti, scuole di sci. La preoccupazione va soprattutto alle tante piccole imprese che operano nel settore e che rischiano di chiudere”.
Un'altra stagione a rischio
La montagna ha sulle sue spalle il peso di oltre due anni di pandemia, se pensiamo che l’ultima stagione a pieno regime che è stata quella conclusasi nel marzo 2020, con il primo lockdown. Gli operatori riponevano tutte le loro speranze nell’inverno 2022 per una reale ripartenza, poi è arrivato il caro energia a scompigliare le carte.
“Già lo scorso inverno - denuncia sulle colonne de Il Sole 24 Ore Marco Brigoletto, presidente di Anef Veneto - la bolletta era aumentata in maniera considerevole, ora diventa davvero difficile affrontare una stagione con costi così elevati”.
“A questo punto il problema è la sostenibilità economica: per fronteggiare gli aumenti dei costi dovremmo proporre aumenti del 20-25%” aggiunge Massimo Fossati, presidente di Anef Lombardia.