Il turismo italiani va tutelato, anche scontentando qualcuno. La ministra Daniela Santanché, in una intervista al Messaggero, affronta apertamente la questione dei bed & breakfast e degli affitti brevi, definendo il settore con il poco lusinghiero appellativo di ‘Far West’.
“Le poche regole esistenti non vengono applicate. Serve una regolamentazione vera e stiamo anche aspettando ciò che elaborerà l’Europa – dice la ministra -. Ho attivato un tavolo con tutte le associazioni di categoria, ascoltando le varie istanze, e andremo a definire nuove regole. Tenendo però conto di alcune peculiarità, ad esempio nei piccoli borghi, dove non ci sono strutture ricettive e l’affitto breve è l’unica soluzione. Inoltre per noi la proprietà privata è sacra, dunque se una famiglia decide di affittare una stanza non è giusto impedirlo. Discorso diverso invece se tu affitti con questa formula 20 appartamenti. Servono regole, quello che ho in mente io scontenterà qualcuno. E questo mi confermerà che sarà una regolamentazione giusta”.
La traduzione in pratica di quest’idea sembra però ancora di là da venire: “Intanto – dice ancora Santanché -, dobbiamo capire quanti sono gli affitti brevi e dove sono. Dobbiamo fare una mappatura, perché ad oggi non esiste. Altrimenti parliamo del nulla. Dopo che avremo una fotografia completa, interverremo”.
La ministra però non collega gli affitti brevi con il fenomeno dell’overtourism, o non direttamente. E piuttosto che prevedere limiti, pensa a soluzioni alternative. “Si è sempre pensato al numero di teste per dare i dati del turismo – dice-. Oggi dobbiamo pensare invece alla spesa media di ogni visitatore. E su questo i nostri numeri sono più bassi di altri paesi europei”.
Ma invece di caldeggiare il numero chiuso nei centri più affollati, guarda con attenzione a quanto messo in campo dal collega alla cultura Sangiuliano, che ha pensato ad alzare i prezzi per alcuni beni culturali e musei. Insomma, a una selezione del turismo sulla base delle disponibilità economiche.