Una prima parte dell’anno decisamente positiva quella che sta per archiviare Leolandia. Il parco tematico ha registrato una performance in crescita rispetto al 2022, con numeri vicini alla stagione pre-pandemica del 2019. Dati che fanno prevedere il raggiungimento di 40 milioni di euro di fatturato e di 1 milione di visitatori al termine della stagione.
“Gli investimenti degli ultimi anni, uniti all’efficientamento delle spese, ci hanno permesso di incrementare significativamente l’Ebitda, che quest’anno, stando alle nostre previsioni e all’attuale andamento, crescerà del 15% rispetto al 2022”, dichiara in una nota Giuseppe Ira (nella foto), presidente di Leolandia.
Decisiva si è confermata, infatti, la scelta di modulare l’offerta sulla base di un clima sempre più estremo, rendendo il parco attrattivo sia durante le lunghe ondate di calore, sia nel caso di maltempo. Nello specifico, con il Golfo del Drago Marino inaugurato a inizio estate, per un investimento di 5 milioni di euro, Leolandia ha aumentato del 33% l’offerta di aree bagnate, per un totale di oltre 10.000 mq.
Ampie risorse sono inoltre state destinate alla programmazione di spettacoli, eventi, intrattenimenti dal vivo e attrazioni al chiuso. L’offerta di spettacoli quest’anno è salita così a 9 titoli.
I piani futuri
“Dai tempi della pandemia abbiamo dovuto immettere liquidità per tenere aperta la struttura: ancora oggi tutto quello che incassiamo viene reinvestito per migliorare il parco” precisa Ira, alzando il velo sulle novità in arrivo: “Entro il 2025 sorgeranno due nuove aree acquatiche, con nuove attrazioni dedicate ad una fascia di bambini più grandi, fino ai 12 anni. Abbiamo in programma investimenti per 20 milioni di euro, destinati a rendere il parco sempre più attrattivo su scala internazionale. Già oggi, più della metà degli ospiti proviene da fuori regione e dall’estero. Per accoglierli ci appoggiamo ad alberghi convenzionati, ma non escludiamo di costruire delle unità alberghiere di proprietà”.
Manca personale
Cresce però la difficoltà nel reperimento di figure da impiegare nel parco. “Trovare personale è diventato un lavoro certosino – spiega Ira - anche perché non siamo inseriti in un territorio a vocazione turistica e subiamo la concorrenza di tutto il sistema produttivo lombardo. Il bacino di studenti universitari che prima erano soliti arrotondare lavorando nel parco, specialmente in estate, si sta assottigliando. Nonostante i contratti, inoltre, c’è sempre qualcuno che rinuncia all’improvviso. Per ovviare al problema, abbiamo messo in campo diverse le strategie: abbiamo esteso la stagione, che quest’anno è partita a metà febbraio e si concluderà dopo l’Epifania, per garantire periodi di occupazione più lunghi, e offriamo maggiore flessibilità verso i lavoratori, anche nell’ottica di garantire il miglior bilanciamento possibile tra lavoro e vita privata. Stiamo anche studiando la possibilità di mettere a disposizione degli alloggi per che proviene da fuori”.