Sono la metà dei comuni italiani, con poco meno di 14 milioni di residenti, e il 77% di loro è a vocazione turistica, ma con una serie di svantaggi che ne limita lo sviluppo. Sono i comuni delle aree interne, la cui fotografia è stata scattata da un’indagine di Confcommercio, realizzata in collaborazione con Isfort.
Un’indagine che fa luce su un universo di oltre 3.800 realtà, di cui quasi 3mila a vocazione turistica; una propensione spesso dovuta non solo a fattori primari, come le condizioni ambientali o il patrimonio storico, artistico e culturale, ma anche alla presenza di strutture ricettive, musei e visitatori. In questo senso, esempi eclatanti sono le aree alpine e le zone del Centro Italia. Nel Mezzogiorno e nelle isole, invece, sono soprattutto comuni costieri che, e può sembrare un paradosso, rientrano nelle aree interne per le condizioni di perifericità.
Il nodo dell’accessibilità
Il principale nodo che limita lo sviluppo turistico di questi comuni, secondo Confcommercio, è l’accessibilità limitata che penalizza le possibilità di sviluppo delle aree interne e l’ingresso nel mercato turistico internazionale. Infatti, la mancanza o la carenza di infrastrutture e di servizi di mobilità, da un lato determina la marginalità dei territori e, dall’altro, riduce le potenzialità di sviluppo che, se opportunamente valorizzate, possono restituire centralità a questi luoghi facendo leva sulle peculiarità delle risorse locali e del patrimonio ambientale, artistico e culturale.
In particolare, tra i punti di debolezza si segnalano la forte dipendenza della popolazione dall’uso dei mezzi di trasporto privati (circa l’80%), l’inefficienza del trasporto pubblico locale, anche se il settore delle autolinee commerciali mostra segnali di dinamicità, e l’inadeguatezza del trasporto ferroviario.
L’urgenza è, dunque, quella delle opere infrastrutturali. Per il membro del Consiglio di Confcommercio incaricato per i borghi, Giacomo Bramucci, “si tratta, in sostanza, di attuare un piano concreto di interventi e azioni improntati alla flessibilità, alla sostenibilità e alla compatibilità. Perché occorre adeguarsi alla disponibilità di risorse, porre attenzione all’equilibrio economico e all’impatto ambientale, tener conto della capacità ricettiva dei territori e dei contesti sociali interessati”.