Ritardi inevitabili e aeroporti sotto pressione. Pierluigi Di Palma, presidente Enac, che ha vissuto stagioni difficili e la fase di rimonta arrembante post covid oggi ammette con grande freddezza che la situazione in troppi scali non lascia speranze. Dallo scontro-confronto con Ryanair alle varie crisi non si nasconde mai e racconta a tutti come sta cambiando l’industria del trasporto aereo.
Parliamo ovviamente di ritardi e caos che si ripetono appena sale il ritmo delle frequenze negli aeroporti o in coincidenza di periodi vacanzieri.
Pare quasi impossibile sostenere questo, ma l’era post Covid ha sancito (in troppi scali) una ripresa improvvisa senza investimenti su personale e procedure.
Per questo ora in molti scali, almeno europei, i tabelloni di partenze e arrivi segnano sempre una lista infinita di ritardi.
Le compagnie aeree stressano l’operativo al massimo con meno frequenze e tassi di riempimento elevati e il ritardo appare inevitabile.
Di Palma nei giorni scorsi è stato sufficientemente chiaro nell’evidenziare che la situazione ha contagiato anche alcuni scali del nostro Paese. Inutile secondo il presidente Enac addossare la colpa dei pesanti ritardi solo al maltempo perché siamo di fronte “ad un deficit infrastrutturale”. Secondo Di Palma la crescita del traffico passeggeri è stata repentina “stressando la programmazione”. Tralasciando il fatto che molti vettori sono ancora “a corto” di macchine e quindi aumentano le rotazioni giornaliere di ogni singolo aereo. Basta un ritardo, seppur leggero, in avvio di giornata, per allungarsi poi durante le ore successive. Meglio quindi comprare i biglietti a metà settimana nel tentativo di evitare le giornate più pesanti. Appare però tutto più difficile con l’aumento del traffico che non mostra segni di cedimento. (r.v.)