La famiglia resta centrale e non cede il controllo a nessuno. Malgrado vi siano stati approcci più o meno veri, Veratour rimane ben chiusa nella cassaforte della famiglia Pompili. Famiglia che pare non aver intenzione di cedere alle avances dei fondi d’investimento.
A margine della presentazione dei dati di bilancio il ceo Stefano Pompili ha ribadito a TTG Italia che al momento non c’è alcuna intenzione di passare la mano. Da tenere presente che anche la terza generazione della famiglia si sta affacciando in azienda, confermando la volontà di proseguire su questa strada.
A una domanda precisa di TTG Italia Stefano Pompili (nella foto) ha negato l’interesse di sedersi a un tavolo con nuovi soci finanziari.
Parliamo però di questo accordo con Msc. Un gigante che continua a fare acquisti su tutta l’industria.
Abbiamo spiegato che si tratta di una semplice intesa commerciale. Il gruppo della famiglia Aponte è molto attivo sul mercato, ma non si è mai parlato di intesa che vada oltre il perimetro commerciale.
Quanti fondi hanno bussato alla vostra porta?
Diciamo che siamo finiti nell’obiettivo di alcune società, ma noi vogliamo mantenere il controllo famigliare. Non siamo intenzionati a fare aperture.
In fondo siete tra i pochi tour operator a crescere con bilanci sani.
Ben 34 bilanci in attivo, anche nel periodo travagliato del Covid. Ci divertiamo ancora e per il momento il discorso è chiuso.
Lei nella conferenza stampa ha evidenziato l’importanza del servizio charter. Ma non era completamente passato di moda?
Diciamo che è ben diverso dal passato ed ora non si noleggiano più gli aerei per intero. Adesso si passa da contratti più flessibili con posti contingentati. Noi con Neos e anche con Ita siamo soddisfatti delle partnership.
Soprattutto con Neos sembrerebbe...
Il vettore della famiglia Alpitour è un nostro partner privilegiato su numerose rotte. (Secondo fonti interne Veratour vanta contratti per oltre 50 milioni di euro solo con Neos, n.d.r.). Abbiamo fatto un investimento molti anni fa e non ci siamo mai pentiti di aver scelto la compagnia aerea legata da Alpi.
A proposito di investimenti, quanto è rischioso puntare ancora su una meta come Cuba?
Diciamo che stiamo parlando di una destinazione complicata. Per noi vale circa 5 mila passeggeri/anno. Stiamo parlando di un Paese che ha vissuto momenti splendidi sul lato turistico, ma non è più il prodotto di un tempo. E lo dico con dispiacere.