Al momento le norme comunitarie li tutelano, ma in caso di Brexit cosa succederà agli italiani in viaggio in Gran Bretagna che si ammalano o si trovano ad aver bisogno di assistenza medica?
La questione dei problemi sanitari in territorio britannico potrà prendere strade diverse, a seconda del tipo di accordo che si troverà (o non si troverà) con l’Ue. Partendo dalla situazione attuale, le norme prevedono che gli Stati membri si rimborsino l’un l’altro per le cure. In pratica, spiega corriere.it, in ogni Paese dell’Ue si ha diritto alla stessa assistenza che si riceve nel proprio Stato di residenza.
Diritti garantiti solo fino al 2020
Nel caso di una Brexit ottenuta sulla base di un accordo con Bruxelles agli europei la Gran Bretagna si è impegnata a garantire tutti i diritti sanitari fino alla fine del 2020. Se però si realizzasse lo scenario più probabile, ossia quello del ‘no deal’, le cose si complicano: allo scattare della Brexit si tornerà alle norme in vigore per gli Stati extraeuropei e sarà quindi consigliabile un’assicurazione sanitaria, come si fa ad esempio recandosi negli Stati Uniti.
Il 'settled status'
Per quanto riguarda i residenti la situazione, in caso di no deal, si complicherebbe ulteriormente: anche gli italiani, infatti, dovrebbero affrettarsi a regolarizzarsi per ottenere il ‘settled status’, che garantisce il mantenimento dei diritti attuali ed è riservato a tutti coloro che hanno vissuto legalmente in Gran Bretagna per cinque anni.
Il risultato, commenta Dimitri Scarlato, rappresentante italiano di The3Million, l’associazione dei cittadini europei in Gran Bretagna, sarebbe la creazione “di europei di serie A e di serie B”, con una divisione tra coloro che hanno diritto all’assistenza sanitaria e chi, invece, deve ricorrere a una polizza.