Ritorna d’attualità il tema dei corridoi turistici, che già era comparso all’orizzonte all’inizio della pandemia di Covid ed era stato fortemente osteggiato da più parti come discriminante a livello europeo sui diversi Paesi dell’Unione.
In questa fine estate, però, il tema si sta facendo bollente: a portare avanti trattative senza remore è il ministro degli Esteri spagnolo Arancha González Laya, che ha iniziato una serie di negoziati con il Regno Unito, la Germania e la Scandinavia per aprire corridoi che consentano ad alcune aree del Paese, le Baleari e la Canarie, in particolare, di poter accogliere turisti internazionali senza la necessità di una quarantena al ritorno dei propri paesi di origine.
La Spagna sta tentando, quindi, di rimettersi in corsa, in particolare con l’offerta delle Canarie, che possono essere attrattive anche d’estate e si appella come esempio alla scelta compiuta dalla Gran Bretagna, che qualche giorno fa ha deciso di imporre la quarantena ai turisti in arrivo da 7 isole greche specifiche, e non invece dall’intera Grecia. La medesima scelta è stata operata sul Portogallo: chi torna dal Paese dovrà fare la quarantena a meno che non arrivi dalla Azzorre o da Madeira.
Insomma, la Spagna sta iniziando a muoversi concretamente e forse in maniera anche spregiudicata per salvare il salvabile del suo turismo. In questo scenario, l’Italia pecca per assenza: non c’è infatti notizia di un movimento diplomatico di questo tipo a favore dell’apertura di corridoi turistici verso Paesi ad oggi ancora completamente chiusi ai viaggi verso la Penisola.