Per il Censis le fiere italiane sono in buona salute, 'ma sono poco internazionalizzate' (2)

Lo stato di buona salute di cui gode il sistema fieristico italiano si registra dopo che negli ultimi anni sono state affrontate con successo due grandi sfide: gli interventi normativi di riordino del settore, che hanno anche modificato ruoli e competenze dei soggetti coinvolti a diverso titolo nel comparto, e le trasformazioni in società di capitali degli Enti fiera; i grandi progetti di ampliamento dei principali quartieri fieristici, spesso firmati da grandi architetti, primi fra tutti Milano (755 milioni di euro di investimenti, per una superficie di 530.000 mq di spazi espositivi e servizi) e Roma (355 milioni di euro, 210.000 mq di area espositiva), ma che riguardano anche Genova, Verona, Bologna, Rimini. "Una terza sfida, si prospetta a questo punto all'orizzonte per il sistema fieristico italiano: quella della internazionalizzazione dei nostri poli espositivi", ha commentato Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, presentando la ricerca. Benche', infatti, tra il 2000 e il 2004 il numero delle manifestazioni internazionali organizzate nei quartieri fieristici italiani sia sensibilmente aumentato ( 20,3% di eventi), cosi' come il numero di espositori stranieri ( 1,5%) e di visitatori stranieri ( 9%), il confronto europeo mostra come le nostre Fiere siano ancora poco aperte alla domanda estera. Considerando il numero di espositori stranieri rispetto al totale, le nostre Fiere si collocano tutte al di sotto della media calcolata per i principali poli espositivi europei, pari al 29,9%. Si registra una incidenza straniera del 29% per Bologna Fiere, del 21,6% per Fiera Milano, del 18,4% per Rimini Fiera e del 14,8% per Fiera di Verona. Al contrario, alcune piazze europee raggiungono una quota di espositori stranieri anche superiore alla metà del totale: Geneva Palaexpo (73,5%), Messe Frankfurt (62%), Paris-Nord (47,1%).

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