Cala il sipario anche su Roger Dow. A 74 anni anche per lui, che ha trasformato l’industria del turismo degli Stati Uniti portandola all’attenzione della politica e soprattutto riuscendo a unire in un’unica voce i diversi attori della filiera, arriva il tempo della pensione, anche se è difficile immaginare che dopo 17 anni spesi alla guida della Us Travel Association, dopo tutte le battaglie condotte, si allontani definitivamente dalla scena.
I primi 34 anni della propria carriera Dow li aveva trascorsi all’interno di Marriott International, dove era arrivato a ricoprire la carica di senior vice president of global and field sales; poi il grande passo e il non semplice incarico di tirare le fila di un’industria dalle enormi potenzialità, che però doveva imparare a fare sentire la propria voce ai piani più alti di Washington. Un ruolo scomodo soprattutto in virtù del fatto che il Paese era da non molto uscito dall’11 Settembre e ora aveva bisogno di riconquistare la fiducia dei mercati internazionali.
Il suo è stato un lavoro di lobby senza precedenti che ha poco per volta riportato gli Stati Uniti ai vertici mondiali in termini di arrivi internazionali e ha determinato la nascita di Brand Usa. Scalata poi frenata dalla crisi economica prima e azzerata dal Covid poi. Roger Dow non ha mai smesso di combattere fino all’ultimo e la sua ultima vittoria è sicuramente l’ottenimento della riapertura totale dei confini dallo scorso primo giugno. Ora lascia la palla a Geoff Freeman, attualmente ceo della Consumer Brands Association, che dovrà confrontarsi con un’eredità impegnativa, anche in termini di immagine. Perché Roger Dow è stato anche un grande comunicatore, un uomo immagine a tutti gli affetti, capace di arrivare sul palco di un Pow Wow a dorso di un elefante. Un momento indimenticabile, ma per ottenere visibilità Dow usava qualsiasi mezzo.