La metamorfosi dei turisti cinesi:come cambia la domanda post-Covid

Stanno tornando e mettono ancora lItalia tra le prime venti destinazioni di viaggio, ma qualcosa è cambiato nel loro modo di percepire la vacanza. "I turisti cinesi che accoglieremo quest'anno e nei prossimi anni saranno diversi da quelli che sono venuti prima". A dichiararlo Wolfgang Georg Arlt, fondatore e amministratore delegato del Chinese Outbound Tourism Research Institute, una società di consulenza indipendente con sede in Germania.

Non solo città d'arte
Precisiamolo: Roma, Firenze e Venezia non spariranno certo dai desiderata dei cinesi, ma alle destinazioni urbane se ne affiancheranno altre, che verranno incontro a necessità diametralmente opposte a quelle del soggiorno mordi-e-fuggi nelle città d’arte. E sì, perché il lockdown triennale cui sono stati sottoposti a causa della pandemia ha fatto scattare nei viaggiatori cinesi una nuova esigenza, spostando la loro attenzione verso quello che Arlt definisce “un turismo più orientato al contatto diretto con la natura e alle esperienze all’aria aperta”. L’a.d. ha aggiunto che, in base alle ricerche dell’istituto, stanno emergendo tendenze come il glamping e i viaggi incentrati sulle attrazioni per tutta la famiglia.

La competizione si accende
Aumenta anche l’attenzione al servizio, dal momento che ora i cinesi paragonano il prodotto internazionale a quello interno: “Nel periodo pandemico – spiega Arlt - c'è stato un miglioramento della qualità e della varietà delle offerte di viaggio domestico. La competizione, dunque, ora non è solo fra le diverse mete europee, ma anche fra queste e i prodotti turistici nazionali cinesi”.

Nel 2019, secondo il National Bureau of Statistics cinese, i turisti cinesi hanno effettuato quasi 170 milioni di viaggi in uscita. Solo nella prima metà di quell'anno la spesa per l’outgoing ha superato i 127,5 miliardi di dollari, come riporta uno studio del sito di prenotazione di viaggi cinese Ctrip.com. Quest'anno, secondo il Chinese Outbound Tourism Research Institute, si prevede che i viaggi in uscita dalla Cina recupereranno circa i due terzi dei massimi del 2019, con circa 110 milioni di valichi di frontiera dalla Cina.

Primo banco di prova per la ripresa dell’outgoing sarà il periodo di ferie che di solito i turisti prendono a ridosso del ponte del primo maggio; quest’anno, ad esempio, moltissimi faranno vacanza dal 29 aprile al 3 maggio e, in base ai dati raccolti dalla travel distribution company DidaTravel, le loro prenotazioni alberghiere internazionali sono aumentate di 30 volte su base annua, superando del 18% i volumi pre-pandemia del 2019.

Il parere di Accor
Fuoco di paglia o tendenza strutturale? Secondo Accor la competizione con il turismo interno è ancora molto forte: il gruppo alberghiero stima infatti che circa tre viaggiatori cinesi su quattro rimarranno nel Paese. “Prevediamo che dal 70% all'80% dei viaggiatori rimarrà ancora in Cina, anche a causa del fatto che la capacità di volo non è ancora ai livelli del 2019" dichiara a CNBC Travel Karelle Lamouche, direttore commerciale globale di Accor. La strada da percorrere per tornare ad attirare in Europa, e in Italia, flussi costanti di visitatori cinesi si prospetta, dunque, ancora lunga e impervia.

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