L’Asia che riparte, promessa mantenuta

In questa coda d’estate caratterizzata da una frenata della domanda turistica, che caro prezzi e fine dell’effetto rebound hanno reso più evidente, il turismo va comunque consolidandosi come traino dei consumi.

In questo quadro l’Asia, ripartita per ultima e ancora soggetta a un andamento a macchia di leopardo, sta dando soddisfazioni crescenti. E non si tratta solo dell’Indonesia, il cui boom era stato evidenziato da questa agenzia di stampa già a inizio stagione, ma anche di destinazioni che si temeva sarebbero restate al palo, come ad esempio la Thailandia, ancora penalizzata dalla mancanza di quel collegamento diretto al quale gli italiani pre pandemia erano abituati. Certo, la strada è ancora lunga, e l’ente per il turismo thailandese spera di raggiungere quest’anno la soglia dei 180.000 arrivi italiani, ma la ripresa c’è.

Anche destinazioni meno famose della Thailandia stanno riscuotendo un successo nuovo, impensabile in epoca pre Covid. Non è un caso che Cambogia, Vietnam e addirittura il Laos, abbiamo registrato un numero crescente di viaggiatori dal nostro Paese. Numeri ancora piccoli, certo, ma molto significativi, soprattutto considerando che in questi paesi la stagione ottimale di visita è quella invernale. Proprio come alcune Repubbliche ex sovietiche, al centro di viaggi di gruppo alla scoperta dell’Asia centrale.

Ecco allora che la resilienza e la capacità di reinventarsi dell’Oriente torna a incoraggiare in modo nuovo l’attività di operatori e agenzie, che malgrado il caro voli possono comunque contare su soluzioni alberghiere dall’ottimo rapporto qualità prezzo e su un costo dei servizi che resta altamente competitivo, fra i più appetibili a livello mondiale.

Purtroppo, non tutto è ripartito. La Cina è ancora ferma anche a causa di lungaggini burocratiche legate al visto e il Myanmar non è pronto ad accogliere i turisti. Ma in Giappone si registra una domanda molto superiore all’offerta, fattore che sta creando non pochi problemi di carattere organizzativo.

C’è poi chi ci sta provando, e questo è il caso dell’India, ancora appannaggio di pochi ma sicuramente in crescita grazie anche al volo diretto.

La stagione invernale alle porte dovrebbe confermare l’assestamento di un’area sulla quale il turismo organizzato può e deve tornare a scommettere con decisione. Un’area unica, in gradi di esprimere inedite potenzialità turistiche.

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