Il nuovo spirito del turismo

Ogni tanto nel settore il tema dello spirito dei luoghi azzarda una timida riemersione, per poi tornare ad inabissarsi tra le pieghe carsiche di una strategia turistica ancora tenacemente aggrappata alle pure proiezioni numeriche.

Certo, in tempi in cui il sacrificio della millenaria quiete spirituale dell’Abbazia di Chiaravalle non pare, almeno per i progettisti, una questione degna di ripensamento a fronte delle prospettive d’introito generabili dall’eventuale nuovo stadio (da oltre 70mila posti) pianificato nei paraggi, richiamare l’importanza dello spiritus loci potrebbe suonare vagamente naïf.


Non sarebbe invece così secondo la storica austriaca Roberta Rio, ideatrice di un Metodo scientificamente riconosciuto nel 2011 dall’Università di Glasgow e specificamente basato sulla misurazione delle tracce dello spiritus loci con l’obiettivo di ottimizzare risorse e strategie legate all’attività d’impresa.

Secondo Rio, già chiamata in vari angoli d’Europa a fornire il proprio parere in merito all’apertura o allo sviluppo di ecovillaggi, aree museali e percorsi turistici, lo studio dello spiritus loci produrrebbe in realtà anche dati statistici molto concreti e utili a valutare la bontà o meno di un nuovo progetto. Il metodo, illustrato nel libro “Topofilia - Come i luoghi agiscono su di noi” ora disponibile anche nella versione italiana, rimarca come lo studio storico accurato delle aree oggetto di implementazione possa in realtà far “emergere i punti di forza e le criticità che si potrebbero incontrare lungo il percorso”.

E non è tutto, perché “attraverso la definizione delle caratteristiche storiche peculiari di un luogo è anche possibile definire meglio il target di visitatori e clienti, creando di conseguenza campagne cucite su misura per il territorio, il museo, la location e i suoi potenziali fruitori”.

Paradossalmente, nell’era turistica che ama rappresentarsi come portatrice di “autenticità”, “tipicità” e “genuinità” mancherebbe infatti secondo Rio un’analisi approfondita su ciò che queste parole significhino per ciascun territorio e per le relative popolazioni.

Sono molte le domande che mi sono posta prima di proporre un contributo che avesse una valenza pratica e innovativa. E la prima fra tutte - specifica – è se sia possibile un turismo realmente rispettoso dei luoghi. Per questo mi è sembrato fondamentale considerare lo spiritus loci come chiave per lo sviluppo”. Sfruttando il metodo dell’indagine storica oggetto anche di visiting presso alcuni atenei europei, Rio si spinge alle origini profonde di uno specifico scampolo di mondo, cercando segnali ricorrenti delle buone (o cattive) pratiche consumate nei secoli e individuando il fil rouge che ne ha decretato il successo (o l’insuccesso). “Solo a questo punto -dice - si comprende se la destinazione d’uso che si vorrebbe dare sia appropriata. E solo a questo punto si possono delineare i modi e le forme di un intervento pratico”.

Ti è piaciuta questa notizia?

Condividi questo articolo

Iscriviti a TTG Report, la nostra Newsletter quotidiana