Il centro studi di Confindustria ha appena pubblicato il nuovo report sull’analisi congiunturale dell’economia italiana e ciò che emerge è una considerazione che probabilmente molti dei lettori di TTG conoscono bene: l’economia italiana è tenuta a galla dal turismo (in particolare straniero).
Certo, chi se ne occupa sa bene che il Turismo vale ben il 13% del PIL nazionale (anche se a volte le istituzioni sembrano non notarlo) ma soprattutto chi si occupa di incoming è ben consapevole della forte crescita che questo settore ha avuto dal 2022 ad oggi.
In uno scenario di sostanziale stagnazione economica (il PIL italiano nel 3° trimestre ha registrato un + 0,1 % mentre per il quarto trimestre si prevede crescita zero) dovuta sostanzialmente ai tassi di interesse alti che frenano gli investimenti e ad un mercato del lavoro che non offre ai lavoratori le certezze necessarie per spingerli a sostenere i consumi, l’unico dato che cresce in maniera significativa è la spesa degli stranieri in viaggio in Italia.
La spesa dei turisti stranieri in Italia non è mai stata così elevata: +11,8% sul 2022 e addirittura +24,5% sul periodo pre-pandemia, cioè il 2019.
Complessivamente, a fine 2023 gli introiti dal turismo straniero arriveranno oltre i 50 miliardi di euro, superando ampiamente i 30 miliardi relativi al turismo italiano all’estero.
Certo, in parte le percentuali di cui sopra dipendono anche dall’aumento dei prezzi dei servizi turistici (circa +6,0% nel 2023), ma la vera differenza la fanno tutto il resto, soprattutto la forte domanda e richiesta di turismo incoming, come ben sanno le Agenzie Viaggi che si occupano principalmente di questo settore e che hanno già dal 2022 ampiamente superato i fatturati del 2019, con bilanci chiusi la scorsa primavera in forte utile.
Secondo gli analisti di Confindustria il motivo del boom di cui sopra deriva soprattutto dalla "voglia” di spendere l’extra-risparmio messo da parte durante la pandemia: in Italia, la propensione al risparmio delle famiglie è stata quest’anno ben sotto i livelli pre-Covid, registrando un 6,7% nel 1° trimestre e un 6,3% nel 2° (contro l’8,2% in media nel periodo 2015-2019). Anche all’estero le famiglie hanno decumulato risparmio, spendendolo per viaggi e gite turistiche: tale espansione sembra riflettere, in particolare, un supporto più consistente proveniente dalle famiglie più abbienti, avendo accumulato più risorse “extra” durante la pandemia: ecco spiegati l’incremento e l’importanza del turismo alto-spendente e l’assoluta necessità che l’intera filiera del turismo, anche la distribuzione (quindi anche le Agenzie Viaggi), siano in grado di intercettarne e soddisfarne le esigenze.
Ed ecco il punto cui prestare attenzione: le percentuali in crescita sopra indicate per rimanere tali anche in futuro devono trovare operatori in grado di comprendere le necessarie evoluzioni: decisivo sarà cogliere i cambiamenti in atto nel settore, che sempre gli analisti di Confindustria sintetizzano in: preferenze dei viaggiatori più orientate ad esperienze di lusso (+57% nell’ultimo decennio il numero di alberghi a 5 stelle), nuove destinazioni e cambiamento climatico, nuove tecnologie “virtuali”, per preparare i viaggi “in presenza”.
In definitiva, chi trae beneficio dalla spesa dei turisti stranieri in Italia e dal turismo alto-spendente? Certamente le strutture (settore alberghiero e servizi di alloggio) e le professioni turistiche di supporto al turista (guide turistiche in primis) ma anche l’intermediazione garantita dalle Agenzie Viaggi può (e deve) cercare di comprendere come intercettarne le esigenze, ampliando la propria vetrina che ormai non può più essere destinata solo ai passanti in strada, ma deve raggiungere il turista straniero attivando partnership o andando a raggiungerlo direttamente quando, nel suo paese, esprime il desiderio di visitare l’Italia.
Giulio Benedetti – Studio Benedetti Dottori Commercialisti – www.studiobenedetti.eu – www.travelfocus.it