Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, nel corso di un’audizione convocata dalla commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria dichiara che “..molto spesso, professionisti o imprenditori vanno su internet, sui social, e dicono ‘siamo stati in vacanza alle Maldive’, ‘siamo stati in quel particolare ristorante’ e questi elementi potrebbero essere anche presi in considerazione per integrare i dati noti al fisco”.
Quindi foto e dichiarazioni pubblicate sui social network saranno vagliate e considerate per misurare la congruità tra quanto indicato nella dichiarazione dei redditi e il tenore di vita dei contribuenti. Le stesse informazioni potranno essere anche considerate ai fini delle proposte reddituali dell’agenzia delle entrate per l’adesione al concordato preventivo biennale (di cui vi ho parlato qui).
Siamo quindi di fronte ad un nuovo ‘Grande Fratello’ fiscale, che per di più interferisce indirettamente col lavoro di agenzie viaggi e tour operator inibendo la propensione all’acquisto (o alla promozione sui social) dei clienti?
In realtà l’amministrazione finanziaria e i verificatori fiscali già da diversi anni hanno identificato internet come un canale dal quale reperire informazioni reddituali sul mondo del turismo e delle agenzie viaggi: infatti le metodologie di controllo dell’Agenzia delle Entrate sono pubbliche, reperibili sul loro sito internet (quelle relative alle agenzie viaggi sono state pubblicate per la prima volta nel lontano 1998) e già da tanti anni prevedono che i verificatori dell’Agenzia delle Entrate possano monitorare l’attività su internet dei soggetti sottoposti a verifica (ve ne parlo nel dettaglio qua).
Quindi non è un mistero che le indagini finanziarie e fiscali del fisco si basino sull’utilizzo dei dati presenti online.
La questione è che ora i verificatori non si limiteranno a ‘navigare’ su internet e sui social, bensì useranno algoritmi con la tecnica del data scraping.
Cosa significa? Ce lo spiega la ‘Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva’ che pubblica ogni anno il Ministero dell’Economia.
In pratica per stanare gli evasori l’Agenzia delle entrate potrà rielaborare con appositi algoritmi non solo i dati presenti sul web ma anche quelli che gli utenti mettono a disposizione pubblica raccontando le proprie esperienze di vacanza e divertimento sui siti. In Francia questa disposizione è già stata approvata ed è utilizzata in un primo periodo sperimentale.
In Italia invece, si legge nella Relazione pubblicata sul sito del Ministero, “mutuando l’esperienza francese, sarebbe possibile effettuare un intervento normativo che preveda [...] la possibilità per l’Agenzia delle entrate, avvalendosi di algoritmi appositamente addestrati ed altre soluzioni di intelligenza artificiale, di effettuare sistematicamente attività di analisi del rischio basate sulla raccolta massiva e sull’elaborazione automatizzata dei dati liberamente accessibili su siti e piattaforme web, nonché di quelli resi pubblici dagli utenti (c.d. ‘data scraping’). In tal modo - conclude la relazione- verrebbero rafforzati i poteri istruttori di cui dispone l’amministrazione finanziaria per una più efficace azione di prevenzione e contrasto all’evasione fiscale, alle frodi, e all’economia sommersa”.