Oasi storiche e oasi verdi. Saranno questi gli spazi che nel nuovo decennio si contenderanno gli umani in visita alle capitali europee. E se a creare le prime ci hanno fortunatamente già pensato gli avi, a noi spetterebbe il compito di realizzare le seconde. Con una certa urgenza. E serietà.
La faccenda è più seria di quanto si pensi; tocca corde sensibili, come dimostra la cronaca. A Madrid la cittadinanza si sta massicciamente opponendo al taglio degli alberi previsto per la realizzazione di una nuova linea della metro. Gli abbattimenti sarebbero troppi rispetto a quanto inizialmente prospettato: dai 79 annunciati si è infatti saliti a 1.027, ora attestati a 523. E questo non piace, né alla cittadinanza né ai visitatori affezionati.
Ecco perché nel discorso introduttivo alle iniziative messe in campo per le imminenti Olimpiadi di Parigi, l’ambasciatore in Italia Christian Masset ha tenuto a chiarire che “Paris 2024 si basa sulla città esistente”. Éthienne Thobois, direttore generale del Comitato Organizzatore, ha aggiunto a questo proposito che per l’appuntamento olimpico si è “optato per la riduzione del carbonio, utilizzando il 95% dei siti presenti”. Tutto ciò mentre Atene sta lavorando a un multimilionario progetto di riqualificazione che contemplerebbe la realizzazione di un ampio polmone verde affacciato sul mare destinato ad essere il più grande parco costiero europeo, con 50 chilometri di piste ciclabili e pedonali. Anche la capitale belga dedica largo spazio alla propria offerta green. Nota per le sue singolari foreste urbane dense di vegetazione, solcate da sentieri sterrati, punteggiati di laghetti e chalet dal sapore alpino, nel sito istituzionale Bruxelles ricorda ai viaggiatori che “quasi la metà della sua superficie è costituita da spazi verdi dove si contano circa 8.000 ettari fra parchi, giardini, boschi e foreste”. (nella foto il Bois de la Cambre).
Popolati di vegetali sono infine i tanti viadotti urbani trasformati in viali per passeggiate nel verde, così come verdi sono le fronde dell’Olmo che Davide Oldani ha posto al centro di una nuova attività, di cui al momento ha svelato pochissimo. In questo caso non siamo in una capitale ma alle porte di Milano. A stare nel tema (capitali europee) non è infatti il luogo ma sono le parole scelte dal noto chef per commentare l’iniziativa, perfette per gettare le basi di ogni seria proposta green, in cui a dettare le regole non possono più essere moda, tendenze e capricci altalenanti, ma la robustezza del pensiero che sta alle radici. Radici, rimarca Oldani, ben piantate a terra. “Una terra – ricorda - su cui mettere i piedi e non solo cielo dove mettere i sogni”.
P.S.: Prosaicamente si ricorda ai più scettici che le capitali europee continuano a richiamare flussi turistici abbondantissimi e che potranno restare vive soltanto se vivibili.