Tempo fa scrissi per questo blog un pezzo sull’imminente lancio, annunciato dall’allora Mibact, di un Atlante dei Cimiteri volto a segnalare le presenze illustri all’interno dei luoghi di sepoltura italiani. Tutto questo per incentivarne la visita, nell’ambito di un progetto di sviluppo cultural-turistico di portata europea.
Per il solito italico piacere di autoflagellazione (non è una mia opinione, s’intende, ne soffrivamo già ai tempi di Leopardi che infatti lo rimarcava nei suoi scritti), la notizia riscosse un certo numero di commenti disfattisti nonché scaramantici. Nel testo (era il 2018) segnalavo peraltro a corredo della news quanto il silenzio stesse diventando, insieme al tempo, un elemento di valore, sempre più raro e di cui fare tesoro. Come si suol dire: “un trend” che sarebbe presto rientrato nel cosiddetto “nuovo turismo del lusso”.
Memore di tutto ciò e trovandomi a Parigi dove hanno sede alcuni tra i cimiteri più densamente popolati dalle grandi anime della Storia, ho pensato di farci un salto per vedere se gli affilati commenti collezionati un lustro fa avessero in qualche modo un loro senso.
E invece, oltre al piacere di passeggiare nei freschi spazi verdi (in qualche caso perfettamente incastonati fra i grattacieli), ho anche avuto la soddisfazione di constatare che l’idea di confezionare l’Atlante in questione non fosse affatto insensata, come profetizzato dai detrattori. Tra le sepolture parigine dei molti protagonisti della storia, della pittura, della scultura, della letteratura e anche del cinema, si aggiravano infatti - già immediatamente a ridosso dell’apertura - composte scolaresche, giovani e meno giovani coppie, individuali e famiglie con al seguito bambini e teen-agers per nulla annoiati ma anzi tutti rigorosamente muniti di mappe che li aiutassero a individuare i beniamini addormentati “all’ombra de’ cipressi e dentro l’urne”, spesso approfittando delle panchine lungo i viali per ripassarne vita e opere.
Una volta rientrata mi sono quindi precipitata sul web per reperire l’Atlante a suo tempo annunciato e contribuire nel mio piccolo a confermarne la validità. Spero di essere presto smentita, ma non ne ho più trovato traccia. Un vero peccato, e lo dico anche per i detrattori ai quali segnalo che il prodotto – o come lo si voglia chiamare – è invece cavalcato dai francesi, di cui spesso sono i primi a tessere le lodi.
A margine ricordo infine che lo scorso maggio al Fuorisalone del Libro di Torino è stato presentato un itinerario per cicloturisti all’interno del Cimitero cittadino. “Più di là che di qua” il titolo del volume scritto per Miraggi Edizioni da Paolo Morelli, navigatissimo autore di racconti, saggi e spettacoli teatrali. Lo definiscono “un divertente viaggio in bicicletta nell’Aldilà, attraverso 49 curriculum mortis di personaggi celebri”.
Piaccia o meno, il tema è dunque attuale e le idee per trasformarlo in un’insolita opportunità di visita alle città, modalità cicloturistica inclusa, sono nell’aria. L’auspicio è allora che chi di dovere se ne accorga, andando magari a ripescare quanto ipotizzato dalle autorità ministeriali dell’epoca, senza lasciare che quel progetto finisca, come i protagonisti del citato libro, più di là che di qua. Peraltro con buona pace di quanti invece, oltre confine, ne sanno correttamente soppesare il potenziale. Con lucido pragmatismo. E illuministico piglio.