“Valtur - Tutta un’altra vita” era il claim che campeggiava sul magnifico catalogo estate 2018 di Valtur: l’ultimo della fallimentare operazione Investindustrial. Chi l’avrebbe mai detto che lo stesso motto sarebbe stato perfetto proprio per chi ha rilevato il t.o. dalle ceneri del commissariamento? Partendo dal marchio, acquistato a caro prezzo, ma - come scrissi ai tempi dell’asta - facendo un affare. Confermo.
“Valtur era un foglio bianco, di prodotti non ce n’erano e dovevamo comunque dare un taglio alla vecchia Valtur”: è Giuseppe Pagliara a rievocare così lo stato d’animo a fine luglio 2018, appena ufficializzata l’assegnazione del brand a Nicolaus. Sono trascorsi 6 mesi di intenso lavoro e qui ne leggete la puntuale cronaca. Io mi limito a spiegare perché la Valtur di Nicolaus sarà “tutta un’altra vita” rispetto alle precedenti versioni (ovvero famiglia Patti, Franjo Ljuljdjurai, Investindustrial).
1) “Valtur era una compagnia alberghiera, Nicolaus è un tour operator” dixit Giuseppe Pagliara. E aggiunge che “il modello di business di Nicolaus è il brokeraggio delle camere, visto che ne compriamo per 50 milioni di euro”.
Dimentichiamo la Valtur proprietaria delle mura dei propri villaggi, dimentichiamo la Valtur che faceva tre cose insieme: l’immobiliarista, il gestore alberghiero, il tour operator. Modello di business ereditato dal Club Med, quindi roba del secolo scorso: costosa e anacronistica. Valtur è il terzo brand di Nicolaus (essendo Nicolaus Club e Raro gli altri due) e la sua mission è riempire le camere.
2) “Nicolaus è il primo operatore italiano per posti acquistati sui charter, quindi faremo pacchetti” dixit sempre Giuseppe Pagliara. Ricordate i cataloghi Valtur dove il prezzo era quasi sempre “solo land” e ai trasporti doveva pensarci il cliente? Vero, gran parte dei villaggi era in Italia e ci si andava in auto, al massimo in traghetto. Altra storia: sia perché cinque dei sette villaggi estate 2019 sono all’estero, sia perché Nicolaus è un t.o., quindi vende pacchetti. Il cliente Valtur sarà spesso aviotrasportato.
3) “Nella Valtur di prima non si dava grande valore alla camera: oggi camera e bagno sono elementi fondamentali nella percezione del cliente” dixit ancora Giuseppe Pagliara. Vero, le camere Valtur nascono dalle vecchie capanne del Club Med (senza acqua corrente, senza serrature) e dai bagni comuni tipo campeggio. Oggi il cliente apprezza la possibilità di scegliere il cuscino (il cuscino!) preferito. Quindi faticoso lavoro di scouting e severa selezione del prodotto. “Facciamo l’esempio Maldive” racconta Pagliara Senior. “Abbiamo visitato il vecchio Kihaad e il vecchio Palm Beach, abbiamo trovato strutture non solo obsolete, ma fatiscenti (! - ndr), inadeguate ai nostri standard Valtur”. I clienti estate 2019 troveranno camere spaziose e moderne, e non le pagheranno come le vecchie capanne.
4) “Comprare e gestire costa troppo ed è rischioso: se arriva la seconda primavera araba a Sharm, che cosa facciamo con il villaggio?!” dixit Pietro Aversa (qui un gustoso ritratto), presidente della holding dei fratelli Pagliara. “Sostenibilità” e “profittabilità” sono il mantra della nuova proprietà. Quindi addio alla Valtur del Tanka, di Ostuni, di Simeri, e via ai contratti in esclusiva con Baia dei Pini in Sardegna, Otium Resort in Calabria e Golf Resort a Djerba.
Gli altri? Allotment importanti, ma non in esclusiva. Prima vendiamo, poi vediamo.
5) “Quanto è attuale l’animatore in parrucca in piscina?” si chiede infine Giuseppe Pagliara. E la danza del villaggio, aggiungo io, con le mossette tipo “Gioca jouer” di Cecchetto (anno 1981)?! Preistoria. E anche il gioco caffè. E pure il passaggio-cocomero in spiaggia. Di questo dovremo essere riconoscenti ai Pagliara Brothers: aver tolto quell’atmosfera fantozziana che ci prendeva quando in anfiteatro l’emulo di Fiorello, trent’anni dopo, invocava: “Su, tutti in piedi! Braccia su, braccia giù!”. Preistoria.