Sono al terzo posto per fatturato, nella classifica 2018 dei tour operator italiani (quindi non considerando i crocieristi). Dietro l’inarrivabile Alpitour e il villaggista Veratour, il Quality Group, il Gruppo guidato dal presidente Michele Serra e dal direttore commerciale Marco Peci chiude il 2018 con un fatturato di 150 milioni di euro e un più 8% sull’anno precedente.
Costo medio pratica 6.000 euro, clientela orientata al consumo di viaggi culturali ed età media marcatamente over 50. Come si spiega il successo di un operatore che con i suoi nove brand (Mistral, Il Diamante, Exotic Tour, Latitud Patagonia, Discover Australia, America World, Brasil World, Europa World, Italyscape) copre praticamente tutto il mondo, ma non compra un solo posto via charter e non ha mai programmato il Mar Rosso?
Tre motivi: primo, conoscenza maniacale del prodotto. Si sa (non è leggenda metropolitana) che Michele Serra dedica parte del suo tempo alla compilazione di preventivi di viaggio per la Cina, magari per affezionate agenzie e clienti di riguardo. Se è l’esempio che trascina, mi aspetto che in Latitude Patagonia sappiano a memoria l’altezza del Cerro Torre e in Brasil World la lunghezza del Rio delle Amazzoni.
Secondo, hanno occupato una nicchia appetitosa: perduto lo smalto (e la clientela) dei bei tempi, Kuoni e Gastaldi, Utat e Francorosso, Caleidoscopio e Chinasia hanno reso disponibile il made-to-measure “ricco”, ovvero pratiche che le agenzie possono o far da sole (rischio) o affidare a Quality (sicurezza).
Terzo, understatement sabaudo: avete mai letto una dichiarazione sopra le righe di Michele Serra? Avete mai sentito Marco Peci proclamare: “Faremo 200 milioni nel 2020!”. Mai. Non è da loro, non sanno proprio come si fa. A Torino si deve solo più lavorare, a testa bassa, e preparare bei preventivi.