L’Intelligenza Artificiale nel mercato turistico non va adattata alle procedure già in uso, ma richiede un loro radicale ripensamento. A conclusione del panel ‘AI Generativa: la più grande promessa e la più grande incognita del Travel’, organizzato al Travel Innovation Day 2025 del Politecnico di Milano, il chairman degli Osservatori Digital Innovation Umberto Bertelè ha invitato le imprese a sviluppare una maggiore lungimiranza strategica.
“Non basta automatizzare i processi col supporto dell’AI - ha spiegato il professore - perché questo significa dover assegnare ruoli alternativi a personale con competenze non sempre adeguate, mentre i nuovi modelli operativi implicano la capacità di saperne leggere gli sviluppi in anticipo, così da implementarli alle condizioni per noi più utili”.
Business intelligence
Segnali di rischio sono già evidenti nella frustrazione provata da quei due terzi di viaggiatori che, secondo Focusright, hanno avuto esperienze dirette di planning, perché il 67% dichiara di trovarsi in difficoltà nel confrontare tariffe e individuare offerte realmente vantaggiose, l’8% addirittura nel pagare: chiaro esempio di come l’AI sia già al servizio del mercato, in assenza però di tools adeguati a un contesto concorrenziale sviluppato. L’investimento cruciale, oggi, deve dunque vertere sulla business intelligence partendo dalla semplificazione e dal riutilizzo dei dati: campo che non richiede fondi enormi, come ha dimostrato il caso cinese di Deepseek, ma certamente visione strategica su modelli concettualmente già superati. Analogo effetto potrebbe presto manifestarsi sul mercato europeo con l’arrivo di Operator di OpenAI: in quanto AI Agent autonomo in grado di confezionare viaggi ad altissimo livello di personalizzazione, occorre immaginare sin da ora che cosa potrà offrire di diverso e non prevedibile l’agente di viaggio umano.