“Non abbiamo mai pensato di andare in Borsa”.
Stefano Pompili risponde al telefono dal suo ufficio di Roma e sgombra subito il campo da alcune notizie girate in questi giorni. Veratour non ha alcun progetto per atterrare a Piazza Affari. “Siamo concentrati sul business e sentire parlare di Borsa mi sembra veramente strano”.
Tema chiuso?
Ampiamente chiuso, direi. Parliamo di dinamiche che non appartengono a Veratour. Andiamo avanti per la nostra strada che ha portato 27 anni di bilanci in utile.
Risposta chiara e netta che dovrebbe mettere fine alle chiacchere.
I primi 4 mesi del 2017 mostrano indici in crescita?
Si tratta di una stagione molto interessante sotto il profilo dei ricavi. A fine aprile l’indicatore delle vendite mostra un incremento del 25 per cento rispetto al 2016.
Quindi è partita la rincorsa al tanto atteso traguardo dei 200 milioni?
Siamo in linea per superare quota 200 a fine anno. Vi sono segnali per l’estate che lasciano ben sperare. Nel 2016 l’esercizio si chiuse con 178 milioni di ricavi, ma alcune mete erano in forte sofferenza.
La ripresa di alcuni mercati dovrebbe garantire un livello accettabile anche sul fronte marginalità.
Il lungo raggio ha registrato buone performance durante l’inverno. Parliamo a bassa voce, ma qualità, volumi e marginalità viaggiano insieme e con piena soddisfazione.
Sul Mar Rosso meglio restare prudenti?
Direi di sì. A volte sento troppi entusiasmi sul mercato. Veratour resta ancorata alterreno. Faccio un esempio: nel 2011 Mar Rosso e Tunisia valevano 61 milioni di fatturato, poi crollati a 7 milioni nel 2016.
Ora però vi sono spiragli di ripresa?
Meglio restare prudenti e non prendere grossi rischi finanziari. Comunque abbiamo inserito a budget ricavi per 14 milioni. Oggi siamo in linea con le previsioni. Ma lasciamo passare l’estate…
Tema delicato: spaventato dalla crisi Alitalia?
Ci spaventa vedere la compagnia che appartiene a tutti gli italiani viaggiare in queste condizioni. Rischiamo di compromettere la fiducia dei consumatori per l’intero settore. Questo mi preoccupa.
Però avete comunque riconfermato il contratto?
Questa faccenda di Az si deve risolvere per il bene di tutti. Noi abbiamo con la compagnia un contratto per la fornitura di 15mila posti sul network nazionale. Solo voli di linea.
Per il charter sempre Neos e Meridiana?
Abbiamo due buone partnership e sono convinto che Meridiana, a closing definito con Qatar, potrà regalare soddisfazione a tutti gli attori della filiera.
Intanto Veratour si tiene ben stretto quel 38 per cento di repeater?
Questo è il nostro tesoretto che tutti i giorni seguiamo e monitoriamo con la massima attenzione.
Sempre convinti di ampliare la rosa dei club Veratour?
Penso sia fondamentale cercare nuovi posti e location in grado di rinnovare l’offerta, per questo sondiamo altri mercati.
Come l’Estremo Oriente?
È sicuramente un’area che ci interessa. Stiamo valutando strutture in Thailandia, Laos e Cambogia. Ci sono trattative in corso che potrebbero andare a buon fine entro il 2017.
Conoscendo la riservatezza della famiglia Pompili è probabile che l’annuncio arrivi a breve. Perché le trattative sembrano in fase avanzata.
Non siete attratti dal mondo incoming?
Non è un mercato che intendiamo esplorare. La specializzazione va rispettata perché altrimenti non si capisce più nulla. Piuttosto pensiamo ad altre linee di business.
Servizi di linea?
Ecco questa divisione sembra muoversi con più vivacità rispetto al passato e oggi rappresenta il 10 per cento dei nostri ricavi. Studiamo soluzioni nuove perdiversificare e cercare nicchie di crescita del fatturato. Lo racconteremo in autunno a tutte le agenzie con appuntamenti mirati.
Fedeli alla linea del cercare business solo tra i banconi delle agenzie. Ma questa volta non solo da villaggista. Veratour prova a cambiarsi d’abito. Ogni tanto.
Twitter @removangelista