La nuova legge cancella il fallimento. Arriva la 'liquidazione giudiziale'

Niente più fallimenti. O meglio, le situazioni di insolvenza non saranno più definite in questo modo. Ora si parlerà di ‘liquidazione giudiziale’. È questo lo spirito del Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, contenuto del d.lgs. 14/2019 che andrà a soppiantare la vecchia legge fallimentare, risalente nientemeno che al 1942.

Non si tratta solo di una modifica del nome: l’idea è quella di cambiare ottica, modificando l’accezione negativa del fallimento e introducendo una terminologia che rimandi all’idea del risanamento.

Un rischio implicito dell’impresa
Come riporta la disamina di repubblica.it, la filosofia del provvedimento è considerare l’insolvenza come un evento naturale all’interno del rischio di impresa e non una frode o un illecito.

A cambiare è anche l’approccio alle imprese insolventi, che non saranno più viste come soggetti da eliminare dal mercato, adottando un’ottica di risanamento e prevenzione.

Si fa largo anche la ‘seconda possibilità’ per l’imprenditore insolvente: l’obiettivo delle nuove norme, dunque, non è tanto quello di sanzionare l’imprenditore quando quello di salvare i valori dell’impresa.

La nuova normativa, inoltre, ha anche come scopo la semplificazione del quadro attuale, oltre alla riduzione della durata delle procedure concorsuali.

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