L’ultimo e più recente caso è sicuramente quello più clamoroso. A rischio adesso c’è anche un marchio storico del turismo mondiale come quello di Thomas Cook, il pioniere e capostipite del turismo organizzato, alle prese con una vera e propria corsa contro il tempo per una ricapitalizzazione e ristrutturazione necessaria per evitare uno stop che avrebbe conseguenze inimmaginabili.
La situazione
L’ingresso di nuovi fondi deve avvenire entro la fine del mese, le trattative sono avviate e gli unici al momento ad avere le carte in regola per poterlo salvare sembrano essere i cinesi di Fosun, vale a dire i proprietari di Club Med. Ma nulla al momento sembra scontato, tanto che l’ente per l’aviazione civile britannica starebbe comunque mettendo a punto un piano straordinario per il recupero dei migliaia di clienti in giro per il mondo nel caso di uno stop totale delle operazioni. E, notizia dell’ultima ora, la stessa Thomas Cook avrebbe chiesto il Chapter 15 negli Stati Uniti (la versione per aziende straniere del Chapter 11) per proteggersi dai creditori.
Il caso Jet Airways
I segnali della crisi nel settore, in particolare nel trasporto aereo, ormai sono evidenti già da tempo e ora l’impatto inizia quindi farsi sentire non più solamente su realtà medio piccole del calibro di Aigle Azur o Flybmi. Si pensi solo a Jet Airways, che fino al 2018 poteva contare su una flotta di 112 aerei e che ora fa fatica a trovare un compratore che rimetta in moto un brand che si era fatto conoscere in tutto il mondo.
Norwegian
Tornando in Europa, emblematico, anche se in maniera differente, il caso di Norwegian che, all’apice del proprio successo e forte di un modello come quello del lungo raggio low cost, ha dovuto ridimensionare drasticamente il proprio raggio d’azione e, come ultima mossa, chiedere ai propri creditori di rinviare di due anni la scadenza dei bond.