“Un danno enorme per tutta la filiera, una vicenda che porterà alla rivisitazione totale del mondo del turismo intermediato”. Non usa mezzi termini Nardo Fillippetti, presidente Astoi, nel tratteggiare il quadro delle ripercussioni del fallimento di Thomas Cook sull’industria delle vacanze.
Intervenuto A Radio 24 durante la trasmissione Focus Economia, Filippetti ha spiegato come, dopo un evento di questa portata, il mercato sarà inevitabilmente destinato a restringersi. “Per i t.o. meno strutturati - ha spiegato - sarà molto difficile trattare con i fornitori di servizi, che pretenderanno sempre più garanzie da parte loro e pagamenti anticipati”.
Cambiamento di mentalità
Un cambiamento radicale di mentalità che coinvolgerà direttamente tutti gli attori della filiera: “Se prima - racconta il presidente Astoi - le agenzie di viaggi, grazie ai loro accordi commerciali con i tour operator, potevano permettersi di pagare dopo e riuscivano a gestire un po’ la cassa, ora le cose cambieranno sicuramente perché anche i t.o. pretenderanno pagamenti anticipati”.
E, rispondendo al conduttore Sebastiano Barisoni sulle possibili cause del fallimento del t.o. britannico, ha detto: “Restando sempre nel campo delle ipotesi, il management potrebbe avere sopravvalutato certe operazioni, acquisendo forzatamente un prodotto che forse non rispondeva alla domanda della clientela”. Altra causa potrebbe essere il rincaro della Spagna, “una delle maggiori destinazioni degli inglesi, specialmente dopo la crisi di competitor quali Egitto, Tunisia e Turchia”. Da non sottovalutare, infine, l’impatto della svalutazione della sterlina: “È vero - precisa Filippetti - che i tour operator muovono volumi importanti di cassa, ma poi la marginalità, considerando i rischi che si prendono, è di uno, due o tre punti percentuali, a seconda della destinazioni”.