Un'area del mondo che è sempre una garanzia. I tour operator che stanno tornando a riaffacciarsi sul lungo raggio stanno trovando in Stati Uniti e Canada una destinazione in grado di traghettare i numeri oltre la crisi.
"Certo - sottolinea Frédéric Naar, presidente dell'omonimo tour operator - una parte del booking deriva dal blocco di altre destinazioni top per il mercato italiano, ma è un dato di fatto che la domanda verso gli Stati Uniti sia esplosa". Semmai, il problema sono ora le prenotazioni ritardate, che si accavallano creando una mole di lavoro impegnativa da gestire.
Le difficoltà operative
A questo si sommano difficoltà operative, che vanno dalle continue variazioni degli operativi aerei alla scarsità di auto a noleggio. In più "ogni prenotazione è preceduta da una preventivazione 'selvaggia' - spiega il direttore commerciale di Utat Viaggi Tour Operator, Arianna Pradella -. Ogni cliente chiede quotazioni a più agenzie, e ogni agenzia chiede la medesima quotazione a 4-5 t.o. Questo genera una mole di lavoro incredibile, con un tasso di conversione che è per forza anomalo".
Caro prezzi
Il titolare di Karisma TravelNet, Luca Manchi, fa focus sul discorso dei fornitori e dei prezzi: "Le prenotazioni sono partite regolarmente; stimiamo un 25 per cento in meno del 2019, ma questo anche a seguito della riduzione dei tour offerti dai nostri dmc che hanno, giustamente, giocato in difesa. Solo luglio e agosto hanno circa l'80 per cento dei tour regolari in confronto al passato".
Cambiano anche i trend della domanda.
Il trend della domanda
"La dimensione dei gruppi si è ridotta ed è aumentato il turismo in famiglia. Per quanto riguarda i servizi, sono cresciute le richieste di alloggi insoliti. Sono aumentati anche i self drive, sia in moto che in camper, in Canada e negli Stati Uniti" spiega Luca Cesaretti, product manager di Reimatours.
Il servizio completo, con le opinioni dei t.o. attivi su Stati Uniti e Canada, è disponibile sull’ultimo numero di TTG Magazine, online sulla digital edition.