È stato siglato un accordo quadriennale fra Alpitour e il Museo Egizio di Torino suggellato da una stretta di mano (nella foto) fra Pier Ezhaya, direttore generale tour operating Alpitour World, e Christian Greco, direttore del Museo Egizio. Con questo accordo l’operatore si impegna a sostenere alcuni importanti progetti culturali e di rinnovamento dell’Egizio, ormai prossimo al bicentenario.
Ottocentomila euro la cifra investita da Alpitour World per questa iniziativa che, fra le altre azioni in programma, sostiene l’apertura gratuita del museo per 7 serate estive, l’organizzazione di mostre temporanee presso alcune agenzie Welcome Travel Group dei manufatti ispirati all’arte egizia realizzati dai detenuti delle sezioni scolastiche della Casa Circondariale e i laboratori per i bambini che quest’estate saranno ospiti dei resort egiziani inseriti nella programmazione Francorosso.
“È in assoluto la prima volta che il nostro museo viene contattato da un tour operator per un’operazione di questo tipo” dichiara la presidente Evelina Christillin, sottolineando come “tutto ciò sia una conferma di quanto cultura e turismo siano contigui”.
Dichiarandosi “emozionato per questo primo passo compiuto da Alpitour World verso un’evoluzione che vedrà l’azienda impegnata in varie iniziative in favore non solo della cultura ma anche del sociale e dell’ambiente”, Ezhaya motiva il debutto con l’Egizio ricordando come esso sia, “esattamente come Francorosso, una storica realtà torinese. Inoltre – ha aggiunto – ci occupiamo entrambi di tempo libero, aiutando le persone a migliorarsi”.
Da lungo tempo Francorosso porta gli italiani a visitare l’Egitto, ha ricordato il direttore marketing Alpitour World Tommaso Bertini, segnalando come “nell’ottica di rendere la cultura più democratica e accessibile, la nostra azienda abbia tuttavia pensato anche a chi non potrà partire ma avrà in ogni caso modo di conoscere l’Egitto visitando il museo”.
Un compito tenacemente perseguito dal direttore Christian Greco, secondo il quale “scopo dei musei non è essere fortezze chiuse bensì luoghi di inclusione e di condivisione. Per questo – ha rimarcato - i nostri spazi si apriranno sempre di più alla città, trasformandosi a breve in una piazza pubblica”. P.T.V.