La capacità sui Caraibi ha superato i livelli pre pandemici, almeno per quanto riguarda il comparto delle crociere. Complice l’imminente arrivo di nuove navi, le principali compagnie stimano nel 2024 di aumentare il volume di passeggeri su un’area del mondo che, a livello globale, già accoglie quasi la metà delle navi da crociera.
"I Caraibi non sono più solo sinonimo di una vacanza al caldo - ha affermato Adam Ceserano, presidente della Florida-Caribbean Cruise Association in un intervento riportato da Travelweekly -. Si tratta di una destinazione per vivere esperienze tutto l'anno”.
La capacità crocieristica nella regione è cresciuta dell’11,2% dal 2022 al 2023. Lo scorso anno il settore non era ancora tornato ai livelli prepandemici, ma quest’anno secondo la Fcca la capacità dovrebbe superare i livelli del 2019 del 6,8%.
Secondo Clia, i Caraibi hanno anche assorbito una quota maggiore del volume mondiale di passeggeri post pandemia, raggiungendo quasi il 47% nel 2022 rispetto al 43% nel 2019.
In aumento anche i nuovi marchi: quest’anno ai Caraibi sono presenti 37 linee rispetto alle 33 del 2019. Alcune sono nuove sul mercato, come ad esempio Margaritaville at Sea, Virgin Voyages, Explora Journeys e Ritz-Carlton Yacht Collection. Sempre secondo Clia, il numero di navi non sarà invece molto diverso dal passato: quest’anno ai Caraibi navigheranno 154 imbarcazioni rispetto alle 150 del 2019.
Ma molte di esse trasportano più persone. Ad esempio, Carnival Cruise Line, che ha sempre avuto una forte presenza nei Caraibi, dall’inizio della pandemia ha abbandonato una mezza dozzina di navi di classe Fantasy, che trasportavano poco più di 2mila passeggeri. Da allora la linea ha varato due navi di classe Excel da 6mila 500 ospiti, la Mardi Gras e la Carnival Celebration nei Caraibi, e una terza, la Carnival Jubilee, dovrebbe essere lanciata a fine dicembre da Galveston, in Texas.
"La capacità verso i Caraibi è aumentata per noi, poiché siamo cresciuti per esempio su Miami, Port Canaveral e Galveston, con l'introduzione delle nostre navi di classe Excel - ha commentato Fred Stein, vice president planning and deployment di Carnival Cruise Line -. I Caraibi restano forti, così come l'intero settore delle crociere”.
Dal canto suo, Celebrity Cruises prevede nel 2024 di far navigare nove delle sue 16 navi nella regione.
"I Caraibi sono sempre stati una delle destinazioni più ambite dai nostri ospiti e abbiamo riscontrato un aumento della domanda - ha detto Katina Athanasiou, senior vice president of sales and services di Celebrity -. Le nostre nuove offerte danno l’opportunità di visitare i Caraibi tutto l'anno e rispondono alla trend che vede crescere la domanda di crociere brevi e di esperienze su isole private”.
Anche Msc Crociere sta espandendo l’attività negli Stati Uniti grazie anche agli itinerari ai Caraibi.
"Si tratta di dare agli ospiti ciò che desiderano, e molti dei nostri ospiti chiedono il sole dei Caraibi e delle Bahamas" ha affermato Albino di Lorenzo, senior vice president of port operations and government relations for Msc Cruises Usa.
Quest’inverno la compagnia salperà con cinque navi da tre homeport statunitensi su itinerari nei Caraibi e prevede di aprire un quarto homeport a Galveston.
Scenic Group, che comprende i marchi di lusso Emerald Cruises e Scenic Luxury Cruises and Tours, sta puntando alla regione per introdurre sul mercato le sue navi. Meglio conosciute per le crociere fluviali, entrambe le compagnie sono entrate nel settore delle crociere oceaniche negli ultimi anni e in autunno invieranno tre delle quattro navi oceaniche nei Caraibi.
Anche le opportunità di scelta sono aumentate. Al di là del dominio delle grandi navi infatti, marchi come Windstar Cruises, Regent Seven Seas, Virgin Voyages e Princess Cruises offrono più scelta ai clienti.
Ad esempio, la Sun Princess, il cui varo è previsto per la prossima primavera, navigherà nei Caraibi dall’autunno 2024 alla primavera 2025.
Questa grande offerta porta con sé la necessità di differenziare le rotte e di aggiungere nuovi porti di scalo, sfruttando meglio ad esempio Barbados, St. Lucia e St. Barts, che però dovrebbero investire nel miglioramento delle infrastrutture.