Ben vengano le piccole compagnie di navigazione nell’Adriatico, purché non limitino lo sviluppo dei porti. Nel panel sulle prospettive del turismo crocieristico nel bacino marittimo, in programma all’Adriatic Sea Forum 2024 di Ravenna, gli scali di rapido transito come Kotor, Dubrovnik o Venezia sono stati riconosciuti punti critici in termini di sostenibilità dei flussi odierni (pari a 4,9 milioni di movimentazioni nel 2024).
“Al di là del fatto che ci aspettiamo una piccola contrazione nel 2025 per via delle navi deviate dal Mar Rosso - ha osservato Ana Karina Santini, avp international development Royal Caribbean Group - nel 2026 i numeri torneranno sicuramente a crescere per l’entrata in servizio del nuovo terminal di Ravenna. Occorre perciò valutare di stagione in stagione che tipo di scali privilegiare, sviluppando un dialogo più stretto fra grandi e piccole compagnie onde evitare dannose sovrapposizioni”.
Sulla stessa linea Ponant, ben consapevole che un’errata valutazione dei flussi portuali possa impattare negativamente sul proprio tipo di clientela, abituata a non più di 160 passeggeri per nave. “Se i piccoli porti affinassero le misurazioni dei flussi in tempo reale - ha proposto Ljubo Radovic, ceo & executive director Port of Kotor - o implementassero le infrastrutture per la sosta notturna, avremmo la possibilità di sfruttare meglio gli orari più calmi, così come di estendere la navigazione nei mesi invernali”. “Con 2,5 milioni di turisti all’anno - ha però rilanciato Mario Petrosino, direttore Operativo dell'Autorità Portuale di Ravenna - la nostra città è lungi dall’aver esaurito le sue potenzialità di accoglienza. Regolamentazioni rigide e comuni rischiano di penalizzare chi ha un livello più alto d’infrastrutture come la Romagna”.