Fare sistema. È la parola chiave con la quale Pier Ezhaya, general manager tour operating di Alpitour, ha affrontato la platea dell’evento “ConnAction” di Welcome Travel Group a Casablanca. Una parola chiave che parte dalla lettera inviata all’Ue qualche giorno fa, per alzare la voce sulla riforma della direttiva pacchetti.
“Il settore del turismo è diviso e questo mi dispiace – dice Ezhaya -. Ci sono 6-7 associazioni di categorie, arriviamo al massimo a 10 con quelle più piccole. Appena due per gli alberghi. Troppe divisioni, è un dato di fatto. E questo ci rende più deboli anche in sede di interlocuzione con le istituzioni pubbliche. Un dialogo di per sé già difficile, dimostrato dal fatto che in 5 anni mi sono interfacciato con tre ministri diversi, per cui ogni volta bisogna ripartire da zero. Solo facendo squadra possiamo affrontare e governare il cambiamento”.
Ma non è l’unico messaggio per le agenzie. Fondamentale per Alpitour rimane il dialogo con il trade, anche rispetto al tema delicato delle commissioni. “Non sempre offriamo la commissione più alta - ammette Ezhaya -, ma ciò che conta è l'effetto moltiplicatore dato dalla quantità. Offriamo oltre 740mila posti aerei garantiti verso destinazioni strategiche, senza richiedere commitment agli agenti”.
Guardando al futuro, il g.m. identifica quattro step fondamentali per il settore: reinvestire i profitti nello sviluppo, puntare sulla qualità, creare capacità e investire in comunicazione. “Dobbiamo difendere il turismo organizzato e questo punto è fondamentale. Ci avevano dati per morti come sistema con internet, poi con le Torri Gemelle, infine con il Covid, eppure siamo sopravvissuti. Ora si dice che l’IA ci sfratterà e ci farà sparire. C’è qualche insidia, è vero, perché cambierà la socialità delle persone, ma tutti i mutamenti vanno governati e sono certo che il settore saprà farlo. Vi dirò di più: in questo sistema del turismo organizzato c’è un po’ di resistenza al cambiamento, manca la capacità di accogliere l’innovazione. Invece dobbiamo accettare il cambiamento dei costumi e della società, c’è ancora troppa ritrosia”.
Il cambiamento e il prodotto
Se il cambiamento è inevitabile, Alpitour vuole guidarlo. “Non possiamo limitarci a vendere viaggi, dobbiamo vendere quello che non c’è, esperienze incredibili” dice. Tra le novità più rilevanti lanciate quest'anno c'è Voyager, linea travelling individuale dedicata a chi non ama viaggiare in gruppo, che punta su unicità ed esclusività. “Abbiamo inviato i nostri product manager in giro per il mondo per scovare esperienze uniche e irripetibili” racconta Ezhaya. Tra queste, la possibilità di vivere una serata esclusiva al MoMA di New York, aperto solo per pochi ospiti, o incontri straordinari come quello nella Monument Valley con una famiglia Navajo.
Parallelamente, Alpitour investe con forza nei propri asset alberghieri: il Tarika Domus in Sardegna subirà un importante restyling delle camere, mentre a Capo Verde Villa Do Farol sarà completamente ricostruito con un investimento di 28 milioni di euro per 301 camere. Anche a Zanzibar il gruppo è impegnato nella realizzazione del Nungwi Beach, struttura che, con un investimento di 16 milioni di euro, sorgerà su una delle spiagge più belle dell'isola africana.
E sul tema sostenibilità, non manca una provocazione alle agenzie. “Parliamo dei cataloghi- dice -. Noi spendiamo 3,4 milioni l’anno, per distribuirli ci vogliono 70 Tir, ma io vi chiedo: è ancora uno strumento di vendita? Stiamo cercando strumenti alternativi più moderni ed efficaci”.